L’11 aprile è morto Franco Abruzzo. Un giornalista forse non molto noto per chi non è vicino al mondo dei media ma che è stato per decenni un faro sul fronte dell’informazione e del diritto per gli operatori del settore e non soltanto per le migliaia di praticanti che hanno preparato gli esami professionali studiando i suoi manuali.
Della sua scomparsa hanno dato notizia le principali agenzie di stampa, le tv e tanti quotidiani, a cominciare dai giornali della sua vita, Il Giorno e Il Sole 24 Ore dove ha lavorato dal 1983 al 2021, ma anche il Corriere della Sera, la Repubblica, il Fatto.
Abruzzo nasce a Cosenza nell’agosto del 1939 e a venti anni inizia a scrivere per giornali regionali, nel 1962 si trasferisce a Milano con il sogno di andare a lavorare al Giorno. E al quotidiano fondato nel 1956 e finanziato da Enrico Mattei comincia prima da Sesto San Giovanni, dove si è stabilito e vivrà tutta la vita, poi alla redazione centrale. Sarà cronista di giudiziaria, capo servizio del settore quindi al Politico e alle Cronache nazionali con direttori Italo Pietra, Gaetano Afeltra, Guglielmo Zucconi.
Per decenni è impegnato sul fronte sindacale e ordinistico. Nel 1978 dà vita alla componente sindacale ‘Stampa democratica’ insieme a Massimo Fini e Walter Tobagi, cronista del Corriere della Sera due anni dopo ucciso da terroristi di sinistra, Abruzzo è stato più volte componente del cdr del Giorno, membro del consiglio e della giunta dell’Assostampa lombarda e consigliere della Fnsi.
Ha presieduto l’Ordine dei giornalisti lombardi per “18 anni e 24 giorni”, dal 1989 al 2007, ed è stato docente di ‘Diritto dell’informazione’ e ‘Storia del giornalismo’ nelle università milanesi Bicocca e Iulm. |