Il 12 dicembre Luciano Fontana e lo staff di vertice del Corriere della Sera (i vice direttori Barbara Stefanelli (vicario), Luciano Ferraro, Daniele Manca, Venanzio Postiglione, Fiorenza Sarzanini e Giampaolo Tucci) hanno involontariamente fornito la prova plastica di quanto sia centrale oggi il ruolo che svolge Repubblica (e la Stampa) nel panorama dell’informazione nazionale e di quanto sia importante la battaglia che si apprestano a condurre i dipendenti, e i lettori, di Repubblica e Stampa per difendere l’autonomia dei loro giornali.
È il giorno dello sciopero generale proclamato dalla Cgil di Maurizio Landini mentre Repubblica non è in edicola per una astensione dal lavoro proclamata perché il Gruppo Gedi, editore di Repubblica, Stampa e altre testate, ha deciso di mettere in vendita tutte le aziende senza fornire notizie chiare e garanzie sulle modalità delle cessioni.
Per una singolare scelta editoriale o per assecondare in toto i desiderata delle forze di governo a via Solferino decidono di ‘soffocare’ la notizia dello sciopero generale deciso dalla prima organizzazione sindacale italiana. E chi legge il CorSera dovrà impegnarsi per trovarne traccia in prima pagina: è in fascia bassa a destra su una colonna con un titoletto su tre righe e tre righe di testo. Il servizio all’interno viene piazzato a pagina 11.
Per i lettori il giorno successivo, se possibile, va ancora peggio. Per la Cgil c’è stata una adesione allo sciopero del 68 per cento e, scrive il Corriere, “i cortei hanno registrato numeri alti: 100mila persone a Firenze, 15mila a Roma e Milano, 10mila a Napoli, migliaia a Bologna, Bergamo, Udine, Palermo e Bari”. Sono manifestazioni con decine di migliaia di lavoratori che a Fontana e ai suoi non interessano: la notizia non merita un richiamo in prima ma viene relegata a pagina 10.
Infine una piccola digressione. John Elkann, amministratore delegato di Exor, la holding che controlla il Gruppo Gedi, e i vertici della Gedi, il presidente Paolo Ceretti e l’ad Gabriele Comuzzo, hanno confermato che sono in corso trattative per cedere tutte le testate di Gedi al Gruppo greco Antenna presieduto da Theodore Kyriakou, che ha già fatto sapere di non essere interessato alla Stampa.
Intanto il 13 dicembre Elkann ha seccamente respinto le offerte di acquisto della Juventus, società calcistica dal 2001 quotata in borsa di cui controlla il 65 per cento delle azioni, dichiarando: “la Juventus, la nostra storia, i nostri valori non sono in vendita”.
E che dice invece della Stampa il non ancora cinquantenne John Elkann? Il glorioso quotidiano fondato nel 1867 e dal 1925, cioè esattamente da un secolo, di proprietà della famiglia Agnelli può invece essere messo in vendita (o svendita), dimenticando “la storia” (un nome per tutti: il vice direttore Carlo Casalegno ucciso dai terroristi rossi nel novembre del 1977) e “i valori” che ha rappresentato per Torino, per il Piemonte e per l’Italia? |