Di Vincenzo è direttore
a 37 giorni dalla pensione

IL 2 DICEMBRE si è seduto sulla poltrona di direttore del Mattino Vincenzo (per gli amici Chicco) Di Vincenzo a 37 giorni dalla pensione. È infatti nato a Napoli il 7 gennaio del 1959.
Alla redazione di Torre Francesco al Centro direzionale è festa anche perché la maggior parte dei giornalisti non ha mai avuto grande feeling con il direttore uscente Roberto Napoletano e qualcuno avrebbe volentieri sparato fuochi d’artificio per la sua partenza.
Nel giorno dell’esordio Di Vincenzo, napoletano dai modi cortesi, ha

offerto ai suoi ‘ragazzi’ un rinfresco con rustici, pasticceria mignon e spumante serviti dai camerieri del bar Gambrinus. La settimana dell’insediamento si è poi conclusa l’otto dicembre, nel

Francesco Gaetano Caltagirone e Malwina Kozikowska (*)

giorno dell’Immacolata, con la visita al giornale dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone, insieme alla compagna Malwina Kozikowska, polacca di Elk, trentotto anni (quarantaquattro meno dell’ingegnere), consigliere di amministrazione della Vianini, società di punta del settore costruzioni della galassia Caltagirone. Il resoconto dell'incontro viene firmato dal responsabile di tutte le cronache Gerardo Ausiello.
Passiamo agli editoriali di commiato e di presentazione, partendo dal Messaggero. Il 2 dicembre saluta i lettori del quotidiano romano (“Il nostro metodo rivolto ai lettori”) Massimo Martinelli, pensionato a fine aprile e a giugno rimesso in sella dall’editore per sostituire Guido Boffo, silurato dopo soltanto un mese di direzione. Il 3 dicembre Roberto Napoletano fa il suo secondo esordio a via del Tritone (ha già diretto il Messaggero dal febbraio 2006 al marzo 2011) con un fondo dal titolo che dice tutto: “L’orgoglio e la fiducia di un paese che conta”.
Anche per i lettori del Messaggero si prepara una stagione in cui saranno martellati dal ‘cambio di paradigma’ con la ripetizione ossessiva che bisogna guardare avanti e valorizzare i tanti aspetti positivi che presentano la capitale e il paese, “un paese che conta”. Del resto anche il giorno precedente nel lasciare la direzione del Mattino Napoletano ha ribadito le linee guida della sua narrazione, super ottimista sin dal titolo: ‘Napule è ‘na carta bella’. L’incipit è: “Cinquecentosettantasette (577) giorni vissuti come un giorno solo”. Un po’ l’impressione che hanno avuto tanti lettori del giornale che ogni giorno trovavano vagonate di positività, a volte sostenute dai fatti, in altri casi senza il conforto delle notizie, comunque con il timone sempre puntato sulla scia delle

Massimo Martinelli e Roberto Napoletano

indicazioni del governo.
Il primo giorno di Di Vincenzo non poteva non essere in piena continuità con il suo predecessore; il titolo del fondo che apre la prima pagina è ‘A vele

spiegate prendiamo il largo’, seguito da un editoriale di lunghezza record, oltre trecento righe, con abbondanza di tinte rosa. I due direttori però sono diversi, non solo fisicamente, e bisognerà vedere quale strada imboccherà l’esordiente Di Vincenzo. Nell’editoriale un piccolo segnale di una maggiore aderenza ai fatti c’è: “Basandosi sui dati il Mattino ha voluto far toccare con mano un territorio che è cantiere di eccellenze, laboratorio di innovazione e crocevia di storie economiche di successo. Tutto ciò lo abbiamo raccontato su queste pagine, e continueremo a farlo, anche evidenziando le criticità della nostra terra”.
Facciamo ora un passo indietro per qualche flash sulla biografia  di Di Vincenzo. Maturità classica al liceo Denza, l’istituto posillipino gestito dai padri Barnabiti, poi la laurea in Giurisprudenza alla Federico II con una passione (il basket) e un obiettivo (il notariato) che lo porta a svolgere la pratica presso un importante studio napoletano. Chiusa l’attività sportiva e abbandonato il progetto di diventare notaio muove i primi passi nel giornalismo approdando nel ’90 alla redazione napoletana dell’Ansa. Nel novembre del ’92 diventa giornalista professionista. Chi ha lavorato con lui nella sede dell’agenzia lo ricorda come “dotato di una buona scrittura, un compagnone con senso dell’umorismo, attivo anche come corrispondente del Corriere della Sera come vice dei titolari Enzo D’Errico e Fulvio Bufi, sempre molto attento ai rapporti di potere”. Il dominus di Ansa Napoli è Carlo Gambalonga, che sarà poi per molti anni vice direttore vicario dell’agenzia ed è scomparso nel giugno di quest’anno, e Di Vincenzo ne diventa un fedele scudiero: nel novembre del 2001 scavalca a sorpresa la più titolata ed esperta Mariella Cirillo e diventa capo servizio aggiunto; nell’estate del 2003 viene trasferito con sostituzioni e distacco trimestrale alla sede centrale di Roma conquistando nel gennaio del 2004 i gradi di redattore capo. Nel 2008 diventa responsabile della redazione milanese dell’agenzia. Nello

scorso maggio arriva l’assunzione al Mattino come vice direttore.
Torniamo ad oggi. Il 15 dicembre Di Vincenzo si presenta alla redazione e legge il suo piano editoriale, consegna

Francesco De Core e Carlo Gambalonga (*)
le sette cartelle al comitato di redazione e poi parla a braccio per precisare che il testo va arricchito e ridefinito. Per i giornalisti è una novità sorprendente perché né Francesco De Core né Roberto Napoletano hanno presentato un piano editoriale. “Intendiamoci, – commenta uno degli anziani del Mattinoè un testo largamente incompleto: non si parla dell’organico che presenta buchi da colmare subito; mancano i riferimenti alle nuove tecnologie e agli investimenti; non c’è un’analisi di scenario sulla situazione editoriale in Campania e sul drammatico e inarrestabile declino delle vendite”.
Due giorni dopo si vota la fiducia al direttore. La sera del 17 dicembre la commissione elettorale (Cristiano Tarsia, presidente, Stefano Cutolo e Dario De Martino) comunica il risultato: 38 votanti, 0 no, 0 schede bianche, 0 schede nulle, 38 sì di cui 21 alla redazione centrale e 17 esterni. La fiducia è all’unanimità.
(*) Da www.dagospia.com