Berlusconi e il Benfica

Al Cavaliere piace il calcio, si sa. Da sempre. Fin da bambino, quando giocava nel cortile della sua casa di ringhiera alla periferia di Milano e fondò la Edilnord Football club (assieme ad un suo Fedele compagno di giochi), squadra di cui divenne presidente grazie ad una campagna elettorale imperniata sullo slogan “O faccio il presidente o me ne vado col pallone”. Poi da grande arrivò al Milan, la sua passione, che rilevò oltre venti anni fa da un altro imprenditore 'perseguitato' dai magistrati, Giancarlo Parretti. Ma non si è fermato lì: si sa quale sia l’altra grande passione di Silvio Berlusconi. E quindi il sogno si concretizzò compiutamente con l’acquisto del Benfica, squadra di cui peraltro non sapeva assolutamente nulla (chiese ad Adriano Galliani: “Ma dov’è che si trova Benfica?”).
Ed è cronaca di questi giorni. Il Benfica viene a giocare a Napoli per la Coppa Uefa e Fuorigrotta diventa Piedigrotta. Il Napoli vince 3-2 (in gol vanno tre acquisti della campagna 2008: Vitale, Denis e Maggio) e i giornali locali per la circostanza danno il meglio e fanno scendere in campo i propri fuoriclasse.
Il Corriere del Mezzogiorno decide per una tattica spregiudicata a due punte e schiera al centro dell’attacco Monica Scozzafava con Carlo Franco. In panchina Scozzafava Monica, che scalpita. All’inizio del secondo tempo c’è “un grande gol di Maggio che fa impazzire il San Paolo” come riferisce Scozzafava in prima pagina. Ma Monica, più disincantata, all’interno chiarisce che “un tiro, anche un po’ sbilenco, di Maggio, viene deviato da un difensore avversario e finisce in rete”.
E Franco? Prima del match va nell’albergo del lungomare dove si trovano i giocatori portoghesi e intervista Eusebio da Silva Ferreira. Proprio lui, l’ex pantera nera, ora acciaccato e miope gattone di 66 anni che “beve wisky and soda”, che deve essere un infuso a base di erbe lusitane simile al whisky. Ma è proprio lui, garantito. Tant’è che nell’intervista parla italiano con Franco ma ogni tanto ci infila una parola portoghese per dissipare i dubbi sulla propria reale presenza a via Caracciolo: “Mi vida è o futball…Napoli è muy linda, la comida me gusta mucho (spaghetti e pizza), Maradona è un campeon, il calcio lusitano era muy povero”. E Franco si sintonizza sottolineando “l’invadenza dei periodistas”. E c’è un ricordo affettuoso anche per il primo allenatore di Eusebio, Bela Guttman che, ci informa Franco, era “un giramondo alla Boskow” (probabilmente un cugino bielorusso di Vujadin Boskov, una leggenda sintetizzabile in una sua frase: “Partita dura novanta minuti y finisce quando arbitro fischia”).
Ma il ritorno in Europa del Napoli merita un richiamo di cinque colonne in prima, come sapientemente intuisce il direttore Marco Demarco. Ed eccolo il titolo: “Tre gol dei nuovi, battuto il Benfica”. A posto: placata la fame dei tifosi. Ma non buttiamola sempre sul pallone e sul tifo. Diamo una lettura critica di quanto è avvenuto al San Paolo, riflette il direttore politologo. E memore delle passioni del Cavaliere spara un occhiello che, c’è da giurarci, sarà il viatico per una serie di dibattiti con moderatore e the con pasticcini. “Coppa Uefa- La replica: “Disegno contro Berlusconi, querelo tutti”.
La città è turbata e si interroga: chi querela chi? Berlusconi querela Eusebio? Maggio querela Scozzafava? Galliani querela Guttman? Dalla società civile si percepisce una forte richiesta di rigore. Ma Vujadin ci ammonirebbe che “rigore è quando arbitro fischia”.

Monteiro Rossi

 

Adriano Galliani

Luigi Vitale
Germàn Denis
Christian Maggio
Monica Scozzafava
Carlo Franco
Marco Demarco