Caro direttore,
facendomi sopraffare dalla irrefrenabile tentazione di visitare il gruppo creato su Facebook da qualche sostenitore delle buone letture, ieri sono entrato a dare un'occhiata in quello che si pregia di nominarsi: "Io non leggo il Mattino perché amo il Pdl". Inutile dire che ci ho trovato di tutto: acerrimi sostenitori del pensiero forte del tandem Cesaro-Cosentino (tra questi Bruno Cesario), detrattori pubblici del quotidiano di via Chiatamone che (nonostante i cali di vendita che peraltro riguardano tutta la carta stampata) è pur sempre il primo del Mezzogiorno; e ancora: persone che protestano per essere state iscritte "d'ufficio", senza cioè che ne sapessero niente. Insomma, un bel quadretto che ben delinea l'idea di "democrazia" e di "partecipazione" in salsa azzurra.
Poi, all'improvviso, mi sono imbattuto in un nome: Maria Elena Stasi. Sì, proprio lei: la "prefettessa", eletta alla Camera nel 2008 nelle fila del Pdl, che evidentemente in quel gruppo c'è entrata di sua volontà, visto che pubblica due interessantissimi post (entrambi datati 30 marzo): il primo relativo a Sandro Bondi, con il quale si comunica al mondo che "In Italia sopravvive la cultura della lotta di classe"; e il secondo, dal Secolo d'Italia, che affronta un tema scottante: "La Giustizia non è merce di scambio".
Che meraviglia. Che bello scoprire che nel gruppo che si propone esplicitamente il boicottaggio di un giornale c'è qualcuno come l'onorevole Stasi. La quale avrebbe avuto almeno tre buoni motivi per non iscriversi. Avendo giurato, da prefetto prima ancora che da parlamentare, sulla Costituzione italiana (e dunque anche sull'articolo 21 che tutela la libertà di manifestazione del pensiero); il secondo - motivo di opportunità - in quanto imputata a Santa Maria Capua Vetere in un processo su presunte collusioni tra colletti bianchi e malavitosi casalesi; e infine il terzo: essendo la madre di un giornalista, Gianluca Abate, che scrive per il Corriere del Mezzogiorno, un giornale concorrente del Mattino. Tanti cari saluti