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Doppia condanna
per Vittorio Sgarbi |
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STA VIVENDO GIORNI scuri sul versante giudiziario Vittorio Sgarbi, ex deputato, ex sottosegretario e dall’estate 2008 sindaco di Salemi, poco più di diecimila anime nella trapanese valle del Belice.
Il primo dicembre è stata depositata dal giudice del tribunale di Torino Maria Francesca Christillin la sentenza con la quale lo condanna a risarcire con |
30mila euro Marco Travaglio, al pagamento delle spese legali e alla pubblicazione della sentenza sui quotidiani La Repubblica e La Stampa. All’origine della citazione gli attacchi indirizzati il primo maggio 2008 al giornalista nel corso della trasmissione di Michele
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Nicola Quatrano e Marco Travaglio |
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Santoro ‘Anno zero’. Mentre Travaglio ricordava la ‘cacciata’ di Enzo Biagi dalla Rai dopo l’editto bulgaro di Berlusconi dell’aprile 2002, Sgarbi, allora assessore alla Cultura della giunta milanese guidata da Letizia Moratti, lo interruppe: “siamo un grande Paese - disse - con un pezzo di merda come te” e lo bollò come bugiardo e diffamatore.
La seconda condanna non riguarda Sgarbi come persona, ma una sua trasmissione, ‘Sgarbi quotidiani’, e quindi la società Reti televisive italiane, la spa proprietaria di Canale 5. E si tratta di una sentenza definitiva. Il 24 novembre infatti la terza sezione civile della Corte di cassazione (presidente Michele Varrone, consiglieri Giovanni Battista Petti, Fulvio Uccella, Donato Calabrese e il relatore Alberto Talevi) ha confermato la condanna di Reti televisive italiane per le affermazione diffamatorie pronunciate dall’ex parlamentare nel corso del programma ‘Sgarbi quotidiani’ nei confronti del magistrato Nicola Quatrano, uomo di punta della Tangentopoli napoletana e ora giudice del tribunale del Riesame. In due trasmissioni mandate in onda
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Enzo Biagi e Michele Santoro
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nell’autunno del ’93 e nella primavera successiva Sgarbi aveva sparato ad alzo zero su Quatrano, accusato di essere responsabile dell’arresto di un parlamentare (Giulio Di Donato, ndr) solo perché era
andato a visitare in carcere un assessore (Salvatore |
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Arnese, ndr); un arresto effettuato “volutamente per esibizionismo, per manierismo, per spettacolo, per coincidenza”. E ancora: un arresto “adottato nell’assoluta mancanza dei presupposti di legge”, tanto che dovrebbe “essere arrestato il magistrato che ha voluto arrestare Di Donato”.
Dall’azione penale avviata da Quatrano nel giugno del ’94 Sgarbi uscì indenne perché, dopo il rinvio a giudizio deciso dal gip, il tribunale di Salerno decretò “il non luogo a procedere” per un difetto formale nella presentazione della querela. Diverso l’esito del giudizio civile avviato dieci anni fa e arrivato a conclusione con tre sentenze univoche: nel giugno del 2002 il giudice Marta Ienzi della prima sezione del tribunale civile di Roma condanna la Rti al risarcimento del danno e al pagamento delle spese legali; nel dicembre del 2004 la prima sezione civile della corte d’appello di Roma conferma la |
decisione del primo grado; ora arriva il sigillo della Cassazione.
La Suprema corte ha infatti rigettato, come richiesto dal pm Domenico Iannelli, il ricorso presentato dai legali della Rti, Carla e Stefano Previti, condannando la società al
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Giulio Di Donato e Letizia Moratti |
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pagamento di altri seimila euro di spese legali e confermando il diritto del giudice Quatrano, assistito dagli avvocati Alessandro Savini e Francesco Barra Caracciolo, al risarcimento di 200mila euro. |
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