Un mensile "per
l'area identitaria"

I VERTICI DEL tg Rai di Napoli, che hanno mandato in onda un’intervista a Matteo Salvini anche nel giorno del silenzio elettorale, non hanno voluto far mancare i loro auguri al mensile nazionale ‘Cultura Identità’ da poco in edicola.
Trentadue pagine formato mini tabloid, grafica e contenuti retrò, una foliazione che assegna una pagina a ogni regione come farebbe un quotidiano locale che divide gli spazi per quartieri o per i comuni di diffusione, slogan collocato sotto la testata ‘Con noi le idee diventano azioni’, il mensile ha un direttore editoriale, Edoardo Sylos Labini, che è anche il fondatore del giornale, e un direttore responsabile, Alessandro Sansoni, consigliere dell’Ordine nazionale, fedelissimo di Domenico

Falco, boss indiscusso degli undicimila pubblicisti campani. La linea politica emerge con chiarezza dagli articoli. Un esempio? L’analisi del voto di fine maggio firmata da Antonio Rapisarda: “E in Europa l’Italia s’è destra. Con un ‘Capitano’ e una ‘Leonessa’, al secolo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il Belpaese si staglia come il capofila di quella ventata identitaria e anti-establishment che parla alla grande anche francese, con Marine Le Pen, e volge lo sguardo a Est, sotto lo sguardo vigile di Orbán e Kaczynski. Una cavalcata trionfale quella dell’ex barbaro sognante

Il mensile 'Cultura identità' del 7 giugno

diventato nel giro di pochi anni leader di quella Lega ‘nazionale’ capace non solo di agganciare l’annosa questione settentrionale con la voglia di modernità ed efficienza che proviene dal Sud ma anche di incarnare la guida morale delle ‘mille patrie’ in rivolta contro l’Unione Sovietica europea”. Che ve ne pare?
Torniamo alla sede Rai di Fuorigrotta e vediamo che il capo dei servizi giornalistici Antonello Perillo e i suoi ufficiali hanno dedicato nel tg delle 19,35 dell’undici giugno oltre un minuto alla rivista che “non si riconosce nella cultura radical chic e del politicamente corretto”. Lo fanno però secondo il ‘Marconi style’.
Alla presentazione non inviano un giornalista ma un operatore, probabilmente esterno, che raccoglie le dichiarazioni dei direttori e poi, ciliegina sulla torta, nel montaggio un redattore o un tecnico scambiano i ‘sottopancia’ così gli 'sconosciuti', per il grande pubblico, Sylos e Sansoni rimarranno sconosciuti.