Sindacato e Ordine,
scontro tra presidenti

IN UNA ELEZIONE con una sola lista in campo, lo ‘zuppone’, con un accordo stipulato da gruppi con idee politico-sindacali diverse se non opposte per occupare tutti gli spazi disponibili, è possibile che ci siano momenti di tensione alta, seguiti da un esposto e da un contro esposto al consiglio di disciplina? A Napoli è possibile, anzi è accaduto.
Vediamo i fatti. Il primo ottobre in Campania si vota in due seggi, uno nel capoluogo e l’altro a Salerno, per eleggere i componenti dell’Ordine regionale e i consiglieri che faranno parte dell’Ordine nazionale. A Napoli le urne sono piazzate in un padiglione della Mostra d’Oltremare a Fuorigrotta. Intorno alle 17,30 l’atmosfera all’improvviso si riscalda con un confronto aspro tra il presidente del Sindacato unitario dei giornalisti campani Armando Borriello, napoletano, settanta anni da compiere a dicembre, professionista da

trentacinque, ex redattore capo del Mattino, e il presidente uscente dell’Ordine regionale Ottavio Lucarelli, napoletano, sessanta anni il prossimo maggio, da ventotto professionista, cronista politico di Repubblica Napoli.
Passiamo alle due versioni

Armando Borriello e Ottavio Lucarelli

della vicenda. “Ottavio Lucarelli - scrive Borriello nell’esposto inviato il 6 ottobre al consiglio di disciplina – aggrediva verbalmente il sottoscritto davanti ai colleghi giornalisti all’interno del seggio elettorale, con violenza di modi e di espressioni e con frasi fortemente lesive della correttezza e della persona”. E continua: “a detta dell’esagitato Lucarelli, il sottoscritto stava indicando nomi di giornalisti da votare alla collega Titta Fiore (del Mattino, ndr), che invece lo aveva solo salutato chiedendogli quali fossero i candidati in lista”.
La stessa sera del 6 ottobre Lucarelli chiama Borriello e gli chiede un incontro. Si vedono lunedì 9 alla Caffettiera di piazza dei Martiri; Borriello gli dice che ritiene grave quanto è accaduto ma per lui si può chiudere tutto rapidamente se riceve delle scuse pubbliche. Si salutano senza definire la questione; la sera però parte il contro esposto di Lucarelli.
Armando Borriello – è la versione del presidente dell’Ordine campano – mi ha minacciato e insultato pubblicamente. Dopo avere trascorso gran parte della giornata nel seggio elettorale, a un certo punto si è istallato stabilmente a pochi centimetri dal tavolo degli scrutatori in un’area riservata a chi stava eseguendo le operazioni di voto. La sua azione mi è stata segnalata da alcune colleghe, infastidite dall’insistenza con cui erano state avvicinate dal Borriello. Gli ho chiesto con garbo cosa stesse

Antonio Sasso e Carlo Verna

facendo. Borriello ha urlato: “sono il presidente del sindacato”. Gli ho fatto presente che si stava votando per l’Ordine e non per il sindacato e lui, ad alta voce e con atteggiamento minaccioso: “non ti allargare con me.

Non ti allargare con me. Io sono Armando Borriello. Hai capito?”. Un atteggiamento che si può accostare ai cosiddetti ‘guappi’ napoletani”.
Le ricostruzioni, come si legge, sono opposte e diventa perciò importante il contributo di chi era presente. Nell’esposto il presidente del sindacato elenca come testimoni Carlo Verna, Antonio Sasso, Paolo Mainiero e Titta Fiore; Lucarelli cita Sasso e Verna e due giornaliste senza nome. E conoscendo le capacità di ‘galleggiamento’ degli ultimi due sarà interessante leggere le loro versioni.
Considerazioni finali. Toccherà al consiglio di disciplina che riceverà il fascicolo, e certo non sarà quello campano perché nella vicenda è coinvolto il presidente dell’Ordine regionale, fare luce su quanto è accaduto. Ma da un punto di vista logico c’è un aspetto che sembrerebbe decisivo: con un’unica lista in campo Borriello non aveva candidati da appoggiare o da segnalare e quindi può anche essere entrato nell’area di pertinenza della commissione elettorale ma appare piccola cosa quando da sempre e anche domenica primo ottobre circolavano nel seggio personaggi che distribuivano schedine elettorali. Quindi, è successo un episodio spiacevole, basta chiedere scusa e si va avanti.