Antonio Buonocore, detto Ottavio, titolare di una portineria ben avviata in via Cappella Vecchia, aveva imparato in nove anni di duro lavoro a conoscere fatti e misfatti di tutti i casigliani del condominio. Un lavoro scrupoloso e certosino: con disciplina militare, quasi maniacale, ogni mattina aspettava gli inquilini, ne riceveva confidenze e preoccupazioni (un intimo di sfratto, un protesto) e distillava con farmaceutica posologia consigli e suggerimenti. Annotando con cura, a memoria futura, i nominativi dei questuanti. Ma aveva un tarlo che lo rodeva, don Antonio: ai piani alti del palazzo si era abbarbicato il ragioniere Casoria da quasi un ventennio (e la sola parola ventennio gli provocava orticaria e travasi di bile, a lui convinto radical chic). Il ragioniere Casoria, per gli amici Ermanno, nelle riunioni condominiali dettava legge, forte di una maggioranza di condòmini a lui fedeli. E lui, don Antonio, guardava e ascoltava. E osservava Casoria che nella propria tazzina metteva tanto zucchero da far arrivare il caffè fino al bordo. Ai condomini fedeli lasciava qualche zolletta, non di più. A don Antonio restava solo da masticare amaro. E bere il caffé amaro.
Dopo nove anni di onorata guardiola, però, Buonocore aveva capito che i tempi erano ormai maturi per il salto di qualità. E sapeva dove poter trovare una sponda efficace. Così ne parlò dapprima con l’inquilino Lo Turco. "Casoria si piglia tutto lo zucchero che c’è - gli diceva-e noi restiamo sempre a mani vuote. Facciamoci furbi, mandiamolo a casa e gestiamo il condominio. Alla faccia del diabete”.
Aveva seminato bene, Buonocore: oggi un consiglio, domani una sollecitazione o una telefonatina, dopodomani una raccomandazione, nel condominio aumentavano di pari passo gli anti ragioniere Casoria e gli ipoglicemici. Al gruppo si unì lo scalcagnato signor Cardone, modesto pittore di insegne per negozi. Inizialmente riluttante, Cardone fu convinto ad abbracciare la causa anti Casoria dai complimenti di Buonocore, che spudoratamente paragonava i suoi ghirigori per vetrine di pasticceria alla pennellata del Pinturicchio “prima maniera”.
E così, fatale e inevitabile come un temporale d’agosto, si consumò la svolta storica. Cadenzata da momenti di isterismo collettivo e da allegri tradimenti, una drammatica (penosa, secondo alcuni) riunione del Condominio Cappella Vecchia certificò il cambio del potere. Don Antonio, con il supporto della sua Banda degli Onesti, era finalmente arrivato lì, ai piani alti, scalzando il ragioniere Casoria.
E da allora sta cercando lo zucchero.
Il ragioniere Casoria, inizialmente ritiratosi in preghiera in un ex monastero del Corso Vittorio Emanuele dopo aver tentato l’insano gesto candidandosi come sindaco in un paesino dell’entroterra campano, si dedica ora all’insegnamento universitario. È docente di Tecniche di coltivazione della barbabietola da zucchero.
Ma la questione irrisolta è un’altra. Chi sta con chi? Buonocore è davvero compagno di merenda di Lo Turco? E Pinturicchio Cardone è affidabile? Ma, soprattutto: l’ascensore finalmente funzionerà o continuerà a guastarsi ogni tre giorni? Intanto il ragioniere Casoria orat et laborat.
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