Al Mattino si vota
la fiducia a Cusenza

SI CHIUDONO ALLE 20 del 14 settembre le urne per il voto di fiducia al direttore del Mattino Virman Cusenza, insediatosi il 6 agosto. Per il piano editoriale Cusenza ha chiesto un po’ di tempo e quindi il voto è sulle parole dette nell’incontro con la redazione tenuto il 9 settembre nella sala Siani.
Alla presenza, nel momento di maggior afflusso, di una cinquantina di redattori, tra i quali diversi giornalisti delle sedi distaccate (Rosaria Capacchione, Gianni De Blasio, l’ex capo di Benevento Enrico Marra, i responsabili di Caserta e Salerno, Gianni Molinari e Mariano Ragusa) il

direttore è partito dalla crisi internazionale per andare oltre i tagli e puntare su due parole chiave: squadra e orgoglio (“anche l’orgoglio di essere meridionali”). L’obiettivo è cercare di rimotivare una redazione ancora stordita dai colpi inferti dall’accordo firmato al ministero del Lavoro. Ha assicurato che non schiaccerà il Mattino sul Messaggero e ha


Teresa Bartoli e Elena Romanazzi

parlato di un profondo rinnovamento delle firme di prima pagina, con spazi per facce nuove e per i redattori sulle questioni di loro competenza. Ha invitato a non spaventarsi per sinergie e multimedialità, ricordando la sua esperienza all’Indipendent, e ha fatto notare che prima capitava di frequente di mettere in pagina servizi di interni e di esteri forniti dalle agenzie accompagnati da firme di fantasia, mentre ora si utilizzano articoli del Messaggero. Ha inoltre chiesto rigore massimo da parte di tutti sia nella scrittura e nella confezione del giornale (“dobbiamo combattere una certa tendenza all’approssimazione diffusa tra noi meridionali”) che nei rapporti con i politici alla vigilia di lunghi mesi di campagna elettorale, che sarà certamente molto calda. “Siamo amici di tutti – ha spiegato - e nemici di nessuno, ma dobbiamo raccontare ciò che accade”. E ha annunciato che sarà severissimo quando si accorgerà di marchette in favore di qualche politico ‘amico’; buone intenzioni che presto verranno messe alla prova dei fatti.
Al termine della relazione qualcuno dei redattori (Maurizio Cerino) ha proposto di votare dopo aver ricevuto il piano del direttore, ma la gran parte dei presenti ha deciso di votare subito la fiducia, scelta auspicata dallo stesso Cusenza. È stata quindi nominata la commissione elettorale, formata da Salvo


Gianni Molinari e Mariano Ragusa

Sapio, presidente, Anna Maria Asprone, Gerardo Ausiello, Daniela Limoncelli, poi integrata con l’inserimento di Marco Toriello. Per il voto urne aperte nel pomeriggio del 13 e 14 settembre. La previsione è un esito favorevole al direttore perché tutti i ‘sopravvissuti’ hanno voglia di voltare pagina. Cusenza è ancora un oggetto da identificare. Tra i

redattori è diffusa una sospensione del giudizio: c’è chi dice che nei venti mesi finora spesi a via Chiatamone è stato molto appartato e forse non ha mostrato grande polso, ma non ha avuto rapporti aspri e non ha catalizzato antipatie; qualche altro ha apprezzato il fondo di esordio: “Gli editoriali di presentazione e di saluto valgono quello che valgono, ma confrontando Orfeo e Cusenza mi pare che il secondo abbia qualche nota di vitalità e di sincerità”.
Intanto dal primo settembre è stata chiusa la redazione di Roma: Gino Cavallo, dopo tre mesi trascorsi a Napoli all’ufficio dei redattori capo, se ne va in pensione; sono arrivati a via Chiatamone Teresa Bartoli e Antonio Troise; hanno optato per un anno di cassa integrazione Giusy Franzese, Maria Paola Milanesio e Elena Romanazzi.
E a distanza di due mesi e mezzo dalle dimissioni del cdr che, per quanto dimezzato, ha sottoscritto l’accordo sullo stato di crisi, ancora non è all’orizzonte l’elezione di una nuova rappresentanza sindacale.