Si, ok, è triste, ma è così. Non ci sono più quei fantastici autunni caldi di una quarantina d’anni fa, quando la città veniva bloccata dai camion degli operai incazzati (i “katanga”) provenienti dall’Italsider di Bagnoli con chiavi inglesi tra le mani e polveri d’amianto nei polmoni. Non ci sono più le speranze di un imminente big bang e i personaggi radical chic di ElleKappa (Laura Pellegrini) erano disperati perché “sta per arrivare la rivoluzione e non ho niente da mettermi”. Macchè, tutto dimenticato.
Susanna Camusso continua a mettere il foulard rosso per arringare la folla, si, ma lo sciopero non è più generale. Al massimo sarà diventato capitano. E Renato Brunetta è convinto che si tratti poco più di un caporal maggiore. I media si regolano conseguentemente. Tra questi, anzi prima di tutti, il Tg della Campania di Massimo Milone, sempre attento a fiutare il vento e correggere la rotta. Il 6 settembre, mentre pochi nostalgici si riuniscono per invocare pane e salario, nelle stanze di via Marconi a Napoli cresce febbrile l’attesa per le decisioni dell’Acea (America's Cup Event Authority) con Gianfranco Coppola che spiega l’assoluta esigenza di saper fare una buona gassa d’amante (la regina dei nodi) e, nella cabina di comando, Antonello Perillo che incita Enzo Perone a cazzare velocemente la randa. Intanto a Bagnoli, davanti alla tv, gli ex katanga, sostituito il casco giallo con il berretto da marinaio e la chiave inglese con pipa d’ordinanza, aspettano con trepidazione.
Il notiziario va giustamente in onda relegando lo sciopero all’interno e “aprendo” sull’America’s cup (unico in Italia insieme al tg della Val d’Aosta guidato da Anna Nigra), che ha cazzato la randa verso Venezia. Delusione pacata tra i cassintegrati napoletani impegnati a raccogliere il testimone di Vincenzo Onorato e del suo Mascalzone latino. Subito dopo la notizia hanno ripreso a lavorare con ottimismo alla realizzazione del proprio catamarano, lo splendido Figli’e’ntrocchia vesuviano di diciotto metri. |