L'8 giugno a giudizio
l'editore Lucio Varriale

SI ANNUNCIA CALDA l’udienza fissata per l’8 giugno davanti al giudice Sandro Ciampaglia del tribunale penale di Napoli. Con accuse che vanno dalla truffa alla simulazione di reato al falso materiale e ideologico in aula ci saranno dodici imputati: l’editore di Julie Lucio Varriale, tre amministratori a vario titolo delle sue società (Dario De Colibus, Christos Ioannou e Carolina Pisani), il cognato dell’editore Luigi D’Ambrosio, la dirigente del Corecom (il comitato regionale per le comunicazioni) Fortuna Ernano e i componenti del Corecom Roberto Colizza, Stefania D’Avino, Anna Maria Liucci, Tiuna Notarbartolo, Riccardo Plazza, Noberto Vitale.

Il nocciolo del processo è che gli imputati, con ruoli e responsabilità evidentemente diversi, avrebbero contribuito a taroccare i dati presentati da Varriale al Corecom che gli hanno consentito due

Titti Beneduce e Carolina Pisani

vantaggi illeciti: scalare la graduatoria delle emittenti tv campane e incassare quindi somme che non gli spettavano; conquistare posizioni privilegiate nel primo blocco del telecomando che per le tv locali va dal tasto 10 al 19.
Il rinvio a giudizio è stato deciso il 5 aprile dal giudice dell’udienza preliminare Nicola Quatrano che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio firmato dal sostituto procuratore Valter Brunetti, dopo che l’udienza fissata per il 22 febbraio era saltata per un difetto di notifica. In singolare coincidenza con le date della prima e della seconda udienza Il Mattino e il Corriere del Mezzogiorno hanno pubblicato un’intera pagina di pubblicità sull'emittente di Varriale. Nessuno spazio per interpretazioni maliziose, almeno per il Corriere del Mezzogiorno che il 6 aprile ha pubblicato un lungo articolo sul rinvio a giudizio firmato da Gianluca Abate e Titti Beneduce, seguito il giorno successivo da un lettera con le osservazioni degli avvocati dell’editore Domenico Ciruzzi e Damiano De Rosa.
Basta ora leggere con attenzione le note puntute degli avvocati di Varriale che presentano tre passaggi rilevanti. Il rinvio a giudizio è stato una sorpresa. Sulla vicenda ci sono state pronunce univoche di “numerosi e autorevoli organi

Domenico Ciruzzi e Tiuna Notarbartolo

giurisdizionali: gip, per ben due volte la Corte dei conti, la sezione del Riesame, la Corte di cassazione che avevano escluso l’esistenza di ipotesi
delittuose
”.
Infine il terzo passaggio. “La

Corte di cassazione ha di recente ribadito che se qualsiasi processo è di per sé una pena, un processo oggettivamente superfluo rischia di tradursi in una pena ingiusta e, come tale, non comprensibile dai malcapitati cittadini inquisiti, con danni per l’intera collettività”.
Se queste sono le bordate di avvocati di solito prudenti, si può immaginare la difesa dell’editore di Julie, sempre diretto e spesso  iperaggressivo. Forse l’8 giugno l’udienza non sarà calda, ma incandescente.