“Licenziamento viziato
da un intento ritorsivo”

IL LICENZIAMENTO risulta viziato da un intento ritorsivo ed è pertanto nullo”: nel provvedimento depositato il 7 aprile il giudice Maria De Renzis, della prima sezione lavoro del tribunale di Roma, scrive parole perentorie nei confronti del presidente della Caltagirone Editore Francesco Gaetano e della figlia Azzurra, amministratore delegato del Gruppo e anche del Messaggero.
Il licenziato e reintegrato è l’archivista Lorenzo Carresi, sessantacinque anni, natali a Reggio Calabria, che lavora al quotidiano di via del Tritone

dal febbraio del 1987.
Il primo aprile del 2016 i manager del Messaggero lo hanno trasferito alla Servizi Italia 15 srl, un ramo d’azienda

Azzurra e Francesco Gaetano Caltagirone e Lorenzo Carresi

costituito quattro mesi prima, che dopo poco più di un anno lo licenzia.
Carresi, assistito dagli avvocati Marco Petrocelli e Fabio Ponis, ha impugnato il trasferimento e il successivo licenziamento. Da allora è cominciata la sua odissea ma da calabrese testardo è andato avanti, non ha mai perso la bussola e nell’arco di quattro anni ha affrontato e vinto otto azioni giudiziarie sulle quali si sono pronunciati sedici magistrati: cinque monocratici (Eliana Pacia, Ermanno Cambria, Giovanna Palmieri, Luca Redavid e Maria De Renzis), due collegi della Corte d’appello (presidente Vittoria Di Sario, Guido Rosa e Vincenzo Selmi il primo; Paolo Corchia, presidente, Maria Gabriella Marrocco e Giovanni Boeri il secondo collegio) e uno della Corte di cassazione (Lucia Tria, presidente, Margherita Maria Leone, Carla Ponterio, Elena Boghetich e Fabrizio Amendola).
Li abbiamo citati tutti perché hanno tenuto la schiena dritta di fronte a un imprenditore tra i più ricchi e potenti del Paese che ha in sostanza sempre disatteso le decisioni della magistratura. I giudici stabilivano l’illegittimità del licenziamento di Carresi e i manager di Caltagirone facevano subito partire un nuovo licenziamento. Allora c’è da chiedersi: chi non ha problemi economici e di tempo può reiterare all’infinito il licenziamento, illegittimo stando a quanto scrivono i magistrati che hanno parlato di “intento ritorsivo”, di un suo dipendente? E cosa si può e si deve fare per rendere effettivi la reintegra nel posto di lavoro e il pagamento delle mensilità e dei contributi dovuti?