Primo presidente della Repubblica

C’è una vita da vivere, ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere. La Natura insomma ci chiama, egregio Editore; e noi seguiamo il suo appello. Stizzito e offeso così rispondeva Cesare Pavese al proprio editore che gli aveva inviato quale acconto di un lavoro sei sigari marca Roma ("di pessima qualità" specificò Pavese).
Abbiamo parlato di Pavese innanzitutto perché è sempre bene parlare di lui, e poi perché l'editore sparagnino in questione era Giulio Einaudi, padre di Ludovico, pianista e compositore di spessore internazionale, e figlio di Luigi, presidente della Repubblica italiana.
E poi perché a Ludovico Repubblica dedica un'ampia intervista (27 novembre, pagina 33) dello scrittore Gianluigi Ricuperati (Ludovico Einaudi / Io, papà Giulio, Berio, e gli insegnamenti / di Italo Calvino).
Nell'intervista, fatta camminando nel parco Sempione a Milano senza mai fermarsi "in un'assolata mattina di novembre", Ricuperati fa una domanda, forse in debito d'ossigeno e con la gola secca: “Quanto si porta dentro il suo lavoro del mondo da cui proviene, suo padre Giulio editore e suo nonno Luigi primo presidente della Repubblica?”
Ludovico risponde ricordando Massimo Mila, Luciano Berio e Italo Calvino ma non il nonno presidente, e forse cerca una borraccia per dissetare Ricuperati. Il fatto è che Luigi Einaudi fu il secondo presidente della Repubblica e successe al napoletano Enrico De Nicola, che molti ricorderanno per essere soltanto un istituto tecnico commerciale del Vomero. Ed ecco perché Ludovico glissa sul nonno.
Per finire torniamo a Cesare Pavese, di cui è sempre bene parlare. A Torino, nella redazione di Einaudi, lavoravano, oltre a Pavese, ragazzi che si chiamavano Giaime Pintor, Leone Ginzburg, Massimo Mila, Elio Vittorini, Italo Calvino, Norberto Bobbio e Natalia Ginzburg.
E noi, per dirvela sinceramente, per stare seduti ad ascoltare quei ragazzi avremmo imparato volentieri anche a fumare i sigari Roma.

Ruy Vaz

 
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