Ci sono le sentenze
ma Battaglia è muto

Il 30 novembre davanti alla sesta sezione civile della Corte d’appello di Napoli (presidente Assunta D’Amore, consiglieri Giorgio Sensale e Francesco Notaro relatore) si è tenuta la prima udienza del giudizio di secondo grado per il risarcimento danni in favore di Arturo Borrelli violentato per tre anni da Silverio Mura, il sacerdote che era il suo insegnante di religione alla scuola media Borsi che frequentava a Ponticelli, nell’area orientale di Napoli. Per il carico straripante di processi la corte ha fissato la prossima udienza a distanza di oltre un anno e mezzo, al 3 luglio 2025.
Un tempo che potrà essere utilizzato dai civilisti che assistono Borrelli, Carlo Grezio e Salvatore Conte, per incassare il risarcimento deciso in primo grado e per il quale il giudice ha già respinto la richiesta di sospensione dell'esecutività. Il 28 ottobre 2021 il giudice Ulisse Forziati

della decima sezione civile del tribunale di Napoli ha firmato una sentenza in qualche modo storica condannando il sacerdote autore delle violenze sessuali Silverio Mura e il ministero

Silverio Mura e Giuseppe Valditara

dell’Istruzione, perché l’adescamento è avvenuto all’interno della scuola, a versare alla vittima una somma di 320mila euro. Contro la decisione di Forziati hanno presentato appello sia Mura che il ministero dell’Istruzione, dal 22 ottobre del 2022 guidato da Giuseppe Valditara. Il 25 gennaio sarà il tribunale di Roma a decidere sull’istanza di pignoramento presentata dagli avvocati di Borrelli nei confronti del ministero di viale Trastevere. Se il giudice capitolino firmerà l’ordinanza di assegnazione sarà la tesoreria dello Stato a pagare l’intera somma alla vittima delle violenze.
Si avvia intanto verso la conclusione anche il processo civile nei confronti di Luigi Ortaglio. La vicenda è nota. Nel febbraio del 2017 la curia partenopea, guidata da Crescenzio Sepe, diffonde un comunicato per replicare alla pagina nazionale di Repubblica sui preti pedofili a Napoli e in trentatré righe pubblica per ben otto volte il nome e il cognome della vittima di Silverio Mura che fino a quel momento, per tutelare la moglie e i figli, utilizzava lo pseudonimo di Diego Esposito. Commette così un reato grave perché la legge punisce la pubblicazione del nome di chi è vittima di abusi sessuali.
Il comunicato è su carta intestata della curia arcivescovile di Napoli, Sepe però non lo firma e lo fa firmare dal ‘cancelliere arcivescovile’ Luigi Ortaglio, che su denuncia di Borrelli, assistito dal penalista Gianfranco Iannone, viene prima rinviato a giudizio e poi nel gennaio del 2020 condannato dal giudice della quarta sezione penale del tribunale di Napoli Anna Laura Alfano.
Sul versante civile il 28 novembre scorso sono stati ascoltati i testimoni della vittima e il giudice della sesta sezione del tribunale di Napoli

Luigi Ortaglio e Crescenzio Sepe

Francesco Cislaghi ha ritenuto la causa matura per le conclusioni che ha fissato per il 5 luglio.
La curia napoletana guidata da Sepe ha per anni respinto le richieste di aiuto di Arturo Borrelli,

muovendosi in direzione contraria a quella indicata da papa Francesco, e difeso ad oltranza Mura diffondendo anche notizie non veritiere.
Dal 2 febbraio 2021 il governo di largo Donnaregina è passato all’arcivescovo Domenico Battaglia sempre attento alla comunicazione e attivo in molti campi. Nel giorno dell’Immacolata la sua ultima uscita in difesa delle donne ha avuto titoli in prima e intere pagine su Mattino, Repubblica Napoli e Corriere del Mezzogiorno.
Sui preti pedofili napoletani invece il suo silenzio è imbarazzante. Sepe ha condotto una guerra totale, forse per ragioni ideologiche o monetarie, contro una persona che ha avuto la vita devastata dalle violenze sessuali di un sacerdote, Battaglia sembra invece tacere per profondi motivi personali che lo paralizzano. Dovrebbe invece seguire le indicazioni del papa, incontrare Borrelli e chiedere scusa.