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Inpgi, secca sconfitta
per Lucarelli e Verna |
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BASSA AFFLUENZA ALLE urne e giochi aperti per la presidenza dell’Inpgi: questi gli aspetti di rilievo delle elezioni, tenute dal 5 al 10 febbraio, per il rinnovo dei vertici dell’Inpgi, l’istituto di previdenza e la cassaforte dei giornalisti italiani.
Per l’insediamento del consiglio generale bisognerà ancora attendere perché c’è prima da ripetere il voto per i pensionati della circoscrizione campana: la commissione elettorale (presidente Dino De Lorenzo, coadiuvato da |
Liberato Ferrara, Teresa Lucianelli, Lucia Di Ghionno, delegata Inpgi, e dall’impiegata Paola Spinelli) ha infatti trovato nell’urna trentadue schede, mentre i votanti registrati erano stati trenta.
Il nuovo voto in Campania comunque non |

Andrea Camporese, Roberto Seghetti e Paolo Serventi Longhi |
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comporterà modifiche significative. La maggioranza del consiglio generale è stata conservata dalle componenti che, con Roberto Natale e Franco Siddi, guidano la Federazione della stampa, mentre la situazione è ribaltata al collegio dei sindaci e al comitato amministratore dell’Inpgi 2. Al consiglio generale il più votato è stato Pierluigi Roesler Franz, ex numero uno di Stampa romana, primo eletto anche tra i sindaci; completano il collegio sindacale Maurizio Cerino, del Mattino, e la pugliese Cristiana Cimmino.
Esaurito il ciclo della presidenza di Gabriele Cescutti, che comunque si è ricandidato ed è stato rieletto al consiglio generale, sono tre i favoriti per la successione: Paolo Serventi Longhi, fino allo scorso novembre segretario generale della Fnsi, cinquantanove anni, romano, in organico all’agenzia Ansa; Roberto Seghetti, ex presidente dell’Assostampa capitolina, cinquantasei anni, romano, giornalista del settimanale Panorama; Andrea Camporese, veneto come Cescutti, quarant’anni a settembre, redattore del Tg Veneto.
E veniamo al voto in Campania; per i due posti al consiglio generale erano in lizza cinque candidati: Bruno Buonanno del Mattino e Antonello Perillo della Rai per il gruppo Lucarelli-Verna; la corrente Corsi-Zaccaria schierava invece i consiglieri Inpgi uscenti Umberto Nardacchione e Lino
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Claudia Marra, Umberto Nardacchione e Lino Zaccaria
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Zaccaria, entrambi Mattino; infine battitore libero, almeno sulla carta, Giovanni Lucianelli, addetto stampa del senatore De Gregorio.
A sorpresa hanno prevalso i consiglieri uscenti, nonostante lo scorso maggio il
gruppo Lucarelli avesse trionfato |
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alle elezioni per l’Ordine e riportato un buon risultato all’Assostampa. Questo il dettaglio delle preferenze: Zaccaria 386, Nardacchione 272, Lucianelli 241, Perillo 219, Buonanno 36.
Entusiastico il commento di ‘Giornalisti per la professione’, la corrente che mette insieme ciò che resta dell’area Corsi-Zaccaria e un gruppo di giornalisti under 50, tra cui Massimo Calenda, redattore Rai e segretario della componente, Renato Rocco, Roberto Aiello e i cronisti del Mattino Maurizio Cerino e Salvo Sapio.
“Le elezioni per il rinnovo delle cariche dell’Inpgi – ha scritto Calenda trionfante in un comunicato – hanno premiato, in maniera strepitosa, i quattro candidati della componente sindacale ‘Giornalisti per la professione’. Lino Zaccaria, Umberto Nardacchione, per il consiglio nazionale, Maurizio Cerino come sindaco, Claudia Marra per Inpgi 2, hanno avuto tutti il consenso dei colleghi. Una vittoria schiacciante, pur in presenza di altre candidature prestigiose”.
Registrata la grande soddisfazione dei vincitori, resta da capire perché una componente, quella guidata da Lucarelli, che a maggio scorso aveva dominato il voto, ha incassato una disfatta, conquistando con i suoi due candidati meno voti del secondo eletto della lista avversaria.
Diverse le ipotesi che vengono avanzate. La prima: non c’era in campo Corsi, il totem da abbattere dopo venti anni di presidenza dell’Ordine regionale, che |
nella scorsa primavera aveva compattato il voto dei giornalisti giovani. La seconda: Lucarelli e Verna si sono spesi poco perché non erano impegnati direttamente. La terza: c’era probabilmente un accordo non dichiarato con l’outsider Lucianelli, ma questa volta non ha |

Roberto Aiello, Massimo Calenda e Salvo Sapio |
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funzionato a differenza di un anno fa quando ci fu l’intesa con Colimoro. Letture in parte confermate da Nardacchione. “Sono molto contento del voto, – dichiara a Iustitia – perché dopo le elezioni per l’Ordine Lucarelli era convinto di essere diventato il padrone di tutto, dai delegati al congresso Fnsi alla Casagit, all’Inpgi. Si sbagliava. Aveva un debito elettorale con Lucianelli; l’ha pagato, ma in maniera insufficiente. Ha appoggiato un poco Perillo, creatura del segretario dell’Usigrai, meno Buonanno, sostenuto da Verna, che ha confermato di avere un seguito elettorale modesto.
Eppure Buonanno, che ha incassato un risultato imbarazzante, era stato candidato per togliere voti a me e a Zaccaria al Mattino, dove pure l’area di centro sinistra ha votato compatta per noi. Una gestione così maldestra dei candidati potrebbe portare a un regolamento dei conti tra Verna e Lucarelli”. |
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