La relazione al direttivo
del presidente dei cronisti

Relazione introduttiva del presidente dell’unione cronisti, Renato Rocco, al consiglio direttivo del 31 gennaio 2008.

Sono stati sufficienti appena otto mesi, tanti ne sono trascorsi dalle elezioni per il rinnovo della presidenza e del consiglio direttivo dei cronisti campani (maggio 2007), per capire che c’era e c’è molto da fare per tutelare il lavoro svolto dalla nostra categoria, oltre l’incolumità fisica, in particolare, dei giornalisti impegnati nella cronaca. Azione, purtroppo, che è risultata carente in questi ultimi anni, contrassegnati da un progressivo sfilacciarsi tra vertice e base. Intercettazioni, censura, regolamentazione della partecipazione ad eventi di interesse nazionale.
Questi alcuni dei punti importanti che meriterebbero una più approfondita attenzione, un ragionamento più organico. La sintesi, però, è d’obbligo anche perché se ne è parlato e discusso fin troppo.
La cosiddetta “Mastella”, riguardante il divieto di pubblicazione delle intercettazioni, iniziativa dell’omonimo ex ministro della Giustizia per mettere il bavaglio all’informazione; il rapporto, non sempre positivo e costruttivo, con le istituzioni e con le fonti istituzionali (leggi uffici stampa, nella maggior parte dei casi i cui responsabili non sono giornalisti), con le quali i cronisti si confrontano quotidianamente, spesso con “vivacità”. Sono questi argomenti da troppo tempo, ormai, all’ordine del giorno e sui quali, negli ultimi mesi, unitamente al consiglio direttivo dei cronisti campani (con il quale, mi permetto di evidenziare, da subito c’è stata una proficua intesa) si è intervenuti a più riprese, con lo scopo di fare sentire in maniera costante la “presenza” e la compattezza della categoria. Una partecipazione attiva sulla base della quale i consiglieri nazionali della Campania nel consiglio nazionale, tenutosi nell’ottobre scorso a San Felice al Circeo, si sono fatti promotori verso la Federazione della Stampa per fare riconoscere l’impegno dei cronisti come quello di un “sindacato di base” (comunque, assolutamente non in antitesi con le associazioni di stampa regionali). Iniziativa che ha inteso ed intende rispondere alle esigenze, inoltrate dai cronisti (non solo quelli iscritti) all’Unione campana, di poter essere messi nelle migliori condizioni di lavoro, delicato e complesso qual è il nostro. L’Unione cronisti sta diventando di fatto, proprio per questo motivo, il vero “sensore” della nostra attività, in quanto quotidianamente in stretto contatto con chi lavora in strada, con quei colleghi che con la loro presenza fanno un monitoraggio costante di quanto accade nel capoluogo partenopeo e nelle altre province. Ragione per la quale, inoltre, è al vaglio dei consiglieri dell’Ucr la necessità di potenziare, con delegati regolarmente eletti, le altre Province per estendere una rete di lavoro e di confronto che consenta di dare voce anche a realtà più distaccate.
Napoli, 01/02/2008
 
Dal sito dell’Associazione napoletana della stampa