L'intervista
immaginaria

Nel 2002 per i venti anni al Mattino di Massimo Garzilli i giornalisti prepararono un numero speciale di quattro pagine a circolazione interna. Tra i tanti servizi anche una intervista immaginaria affidata a una delle prime firme del quotidiano, Pietro Gargano

Arrivò nel 1982 insieme ai computer. Avevamo un direttore politico sciccoso, Franco Angrisani: cento giacche di cashmere, mille e una scarpa. Eppure quando vide il nuovo direttore amministrativo ebbe un moto d’invidia: sembrava appena uscito dal cellophane, ogni cosa a posto, la riga dei pantaloni e dei capelli esatta al nanomillimetro. Da allora, fanno vent’anni, Massimo Garzilli esplora ogni sera i nostri corridoi, elegante, dritto e allegro nonostante noi. Di nuovo ha solo qualche capello bianco, forse se l’è tinto per rafforzare l’effetto-abbronzatura e accrescere l’astio in chi impallidisce come un fantasma sotto i lumi al neon. Per vent’anni mi sono chiesto come facesse ad andare e venire dalle isole Seychelles, se ci martellava senza prendersi mai ferie. Poi una talpa di recente ha insinuato il dubbio: “Si fa la lampada sotto casa”. - È vero dottor Garzilli?
È falso. È una calunnia messa in giro dalla concorrenza. Ho appunto qui un sondaggio di opinione per dimostrare che zero direttori amministrativi su cento ricorrono a simili trucchi”.
- Già, i sondaggi: uno al giorno toglie il giornalista di torno e indica le vie maestre della libera informazione. Ma mi tolga una curiosità, visto che l’intervista immaginaria consente certe confidenze: è vero che avrebbe desiderato di dirigere il giornale tout court, dal lato delle notizie?
È un’altra calunnia, forse di fonte sindacale. Certo, io oggi avrei messo di spalla quella storia di cronaca e non la politica. Di taglio,invece... Ma non entriamo nei particolari: suvvia, più attenzione ai giovani e agli anziani, sono questi i target del futuro. Senza scordarsi dello sport locale, serbatoio di copie”.
- Aridateci Maradona. Del resto, lei stesso, lei multiforme, è noto calciatore: un terzino che azzanna l’avversario, con la dentiera al posto delle scarpette. Una volta ha mandato in infermeria l’intera squadra rivale e pure qualcuno dei nostri. È vero che mutila gli stipendi con la stessa tecnica?
È un’altra bassa insinuazione. Come benefit vi regalo una massima: lo stupido lotta per il pranzo, l’intelligente per la verità. Siate giornalisti fino in fondo, solo i bilanci sani consentono la libertà d’informazione”.
- Poco dopo il suo arrivo, noi con qualche grado nella nomenclatura redazionale, per l’azienda diventammo dirigenti (fatta eccezione per gli stipendi suddetti). Le propongo io una massima: i lavoratori meno efficienti vengono trasferiti ai posti in cui fanno meno danni: diventano dirigenti.
L’ha detto lei. Io sono convinto che ciascuno è al posto giusto. Altrimenti il Mattino non sarebbe in edicola da centodieci anni e io qui da venti”.
- Storica coincidenza di anniversari. Se non fosse in via Chiatamone, magari oggi sarebbe un famoso musicista perché la musica, dice la talpa, è l’altra sua passione...
Stavolta confermo. Il problema è che non so suonare nessuno strumento, neppure il triccheballacche. Il campanello però sì, e magnificamente: chiedete a Marisa. Di spalla stasera che mettiamo? Io vedrei bene quella notizia da Kabul, mentre quell’altra da Forcella”.