Martella: “va abolita
la galera per i cronisti”

IL 6 MAGGIO a Roma il sottosegretario alla presidenza del consiglio con la delega all’Editoria Andrea Martella ha incontrato i vertici della Federazione della stampa, il segretario Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti, e ha assicurato che “il carcere per i giornalisti va abolito”. Ha anche confermato l’urgenza di una riforma organica che preveda, oltre l’abrogazione della galera, l’introduzione di norme efficaci contro le querele bavaglio.
Sono parole importanti perché arrivano a un mese dall’udienza della Corte costituzionale, presieduta da Marta Cartabia, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme che prevedono il carcere per i giornalisti

condannati in via definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa, con pene fino a sei anni di reclusione.
All’udienza del 9 giugno sono state accorpate le ordinanze dei

Marta Cartabia e Giuseppe Giulietti

magistrati di Salerno e di Bari, sezione di Modugno, che hanno sollevato la questione di legittimità sulle norme che prevedono il carcere per i giornalisti ‘diffamatori’ e l’incarico di relatore è stato affidato al professore Francesco Viganò. E va ricordato che la prima questione di legittimità è nata per una iniziativa del Sugc con l’avvocato Giancarlo Visone che è stata fatta propria e trasmessa il 9 aprile 2019 alla Corte costituzionale con un’ordinanza del giudice Giovanni Rossi della seconda sezione penale del tribunale di Salerno.
Alla Consulta saranno tre le parti costituite in giudizio: gli avvocati Francesco Paolo Chioccarelli e Giancarlo Visone del Sindacato unitario dei giornalisti campani che assiste l’ex collaboratore del Roma Pasquale Napolitano; l’avvocato Giuseppe Vitiello per l’Ordine nazionale, la cui costituzione è stata ammessa nello scorso febbraio; gli avvocati Salvatore Faraci e Maurizio Greco dell’Avvocatura dello Stato in rappresentanza del governo. Le parole di Martella sono importanti anche perché aprono una contraddizione interna al governo e non potranno non indebolire le tesi dell’Avvocatura dello Stato. Infatti nelle quattro pagine depositate il 31 marzo scorso gli avvocati Faraci e Greco chiedono il mantenimento delle norme (l’articolo 595 del codice penale e l’articolo 13 della legge sulla stampa numero 47 dell’8 febbraio 1948) che prevedono la galera per i giornalisti. Una posizione in totale

Alberto Spampinato e Francesco Viganò

contrasto con le proposte di legge all’esame del parlamento. Ma soprattutto una scelta che ignora le decisioni già adottate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha già condannato

l’Italia con due sentenze: la prima nel 2013 con protagonista Maurizio Belpietro, la seconda riguardante Alessandro Sallusti nel 2019.  
Sul fronte europeo sta lavorando a fondo l’associazione ‘Ossigeno per l’informazione’, il cui giornale on line è diretto da Alberto Spampinato mentre l’incarico di ‘primo osservatore’ è affidato a Lirio Abbate. Ossigeno è riuscita a coinvolgere sia l’Aej, l’association of european journalists, che l’Osservatorio Balcani per sollecitare il Consiglio d’Europa a chiedere conto delle sue scelte ‘incomprensibili’ al presidente del consiglio Giuseppe Conte e al governo italiano.