Quando un nome evoca suggestioni sbagliate. Voi credevate che Letizia fosse sinonimo di gossip, effimero, pettegolezzo. In una parola: inutile. E invece no, come è facile cadere vittime della superficialità, di equivoci e di pregiudizi. Mai come in questo caso nomen non è omen. Qui il nome ci proietta nel mondo della cultura raffinata, dell’arte, della letteratura. Confessiamo, anzi confermiamo, la nostra proverbiale ignoranza: non ne sapevamo nulla. Ci viene in soccorso la pagina culturale del Roma, coordinata da Armida Parisi, che il 28 ottobre pubblica il resoconto, firmato da Rosaria
Morra, della cerimonia conclusiva a Palazzo Serra di Cassano del Premio Letizia dove, come ci ammonisce il titolo, “trionfa il sapere”. E già da subito ci piace il fatto che, rifiutando una stantia consuetudine che vuole i premi intitolati a figure prestigiose di un passato ormai consegnato all’oblio (pensiamo a Ennio Flaiano, Italo Calvino, Eugenio Montale, Alberto Moravia), questo Premio Letizia è dedicato ad una bella signora bionda che ci sorride dalla pagina, Letizia Isaia.
È la stessa musa ispiratrice della manifestazione a raccontarci che “è l’entusiasmo a muovere illustri personaggi del panorama letterario italiano a partecipare a questo premio”, e questo ci fa ritenere che si debba inserire a buon diritto il Letizia Isaia nel prestigioso circuito dei grandi appuntamenti letterari italiani, al pari di un Bancarella, un Campiello, uno Strega, uno Stresa. E per un grande premio occorre una grande giuria, per la cui composizione possiamo solo immaginare quali siano state le comprensibili pressioni esercitate dall’Accademia della Crusca.
“Quest’anno – scrive la cronista - il gravoso (e anche questo immaginiamo) compito è toccato a Ermanno Corsi, Donatella Trotta, Antonio Sasso e Lello La Pietra”. Parlare di parterre reale ci sembra riduttivo. Molti i premiati, scelti tra le presenze più significative del nostro panorama culturale. Tra gli altri, un riconoscimento nella categoria “Prestigio professionale” è andato a Ermanno Corsi (“simbolo di giornalismo e cultura, campani e non solo”), che per la circostanza ha fatto il giro della scrivania ed è andato a raccogliere la targa, dopo essersi stretto la mano e congratulato da solo. Premiato, ma assente, anche Gennaro Sangiuliano, per gli amici Genny, vice direttore del Tg1. È stato l’unico momento di delusione e mestizia in una splendida serata. |