Privacy, querela per
Barbano e Giansoldati

IL 6 MARZO sono andati alla procura della Repubblica di Napoli Diego Esposito, nome di fantasia, e il penalista Gianfranco Iannone per depositare una querela contro l’editore del Mattino, il direttore responsabile Alessandro Barbano e la cronista Franca Giansoldati.
Diego Esposito, come sanno i lettori di Iustitia, è impegnato da anni a denunciare le violenze subite dai tredici ai sedici anni da don Silverio

Mura, che era il suo insegnante di religione in una scuola media di Ponticelli, e si è sempre scontrato con il muro di gomma della curia di Napoli e del cardinale Crescenzio Sepe e con l’attenzione altalenante del Vaticano.
La denuncia presentata il 6 marzo riguarda un articolo di Franca Giansoldati, stimata vaticanista del Messaggero e collaboratrice del Mattino, pubblicato dal quotidiano

Gianfranco Iannone

napoletano il 17 febbraio con un titolo a quattro colonne in prima pagina. Sia nel servizio all’interno che in prima sono stati pubblicati il nome e il cognome veri della vittima degli abusi sessuali. Si tratta di una gravissima violazione della privacy prevista come reato dalle norme che regolano la materia a cui va aggiunta l’ipotesi della diffamazione. Ed è sorprendente, e anche inspiegabile, che l’autrice del ‘reato’ sia stata la giornalista che nelle ultime settimane ha seguito con maggiore continuità e impegno le storie dei ragazzi ‘violentati’ da Silverio Mura, e ha forse il merito di avere ‘costretto' papa Francesco a riaprire il fascicolo sulla curia napoletana e sulla gestione del caso del sacerdote pedofilo.
Non è la prima volta che Esposito, con l’assistenza dell’avvocato Iannone, deve ricorrere alla magistratura per difendere la privacy sua, della moglie e dei tre figli. Nel febbraio del 2017, dopo che Repubblica

Luigi Ortaglio

aveva riproposto con forza il caso di Diego Esposito, il cardinale Sepe diffuse un comunicato sostenendo che la questione era stata esaminata e archiviata dalla curia di Napoli perché non erano stati riscontrati elementi validi a sostegno delle accuse nei confronti di Silverio Mura, comunque mai nominato dal cardinale.
Nel comunicato di trentadue righe, firmato dal cancelliere arcivescovile

padre Luigi Ortaglio, il nome autentico di Esposito viene ripetuto otto volte, con l'obiettivo di destabilizzare una persona già molto provata.
Per questa 'violenza' gratuita Ortaglio è imputato davanti al giudice Rossella Tammaro della quarta sezione penale del tribunale di Napoli che potrà anche chiarire chi c’è dietro l’accanimento nei confronti della vittima delle violenze di Silverio Mura.