Telefonate ai sepolcri

Cara Iustitia,
solo qualche considerazione sulla recente tornata elettorale che ha portato alla composizione del nuovo comitato di redazione del Mattino.
In premessa, e non certo masochisticamente, lasciatemi dire che sono felice di non avercela fatta. Non perché concorressi per perdere (ovvio che no), ma col senno di poi, - e alla luce di quel che ho visto accadere - forse è veramente il caso di dire così. In breve: sono contento di aver perso, se perdere equivale a combattere contro i mulini a vento. Chi sono i mulini a vento? Certe inedite cordate elettorali, combinazioni che nemmeno l’illuminata mente di Piergiorgio Odifreddi sarebbe riuscito a calcolare; lo sono i sepolcri imbiancati che qualche saggia manina ha smosso, componendo numeri di telefono di colleghi che sembravano dimenticati al Chiatamone, e inducendoli a votare, cosa mai avvenuta prima, nemmeno nei periodi in cui la tensione sindacale si faceva incandescente (il riferimento è ai quattro giornalisti al lavoro lontano da via Chiatamone che pure hanno votato per il cdr: la senatrice Teresa Armato, in aspettativa dal 1987; l’assessore del comune di Napoli Marco Esposito; Giusy Franzese, distaccata al Messaggero; Antonio Troise, in aspettativa da settembre per tornare a Roma all'ufficio stampa di Invitalia, ndr).
Vi è poi un’altra riflessione da fare. Meriterebbe certo miglior causa psicanalitica l’analisi di un altro fenomeno. Percentuale tanto alta di votanti (la qual cosa è pur sempre un fatto positivo) non si registrava da tempo. Eppure tanto afflato e tanto desiderio di partecipazione alla vita sindacale del mio giornale non l’ho notata nemmeno in occasione delle assemblee convocate dai comitati di redazione precedenti, quando c’era da discutere e decidere su passi veramente impegnativi per la vita di tutti noi giornalisti; ferma restando quella sparuta presenza di “pasionari” e “pasionarie” che continuano a sedere in prima fila nella sala Siani per far sentire la propria voce: e poco importa se poi non votano la rielezione del cdr “per principio” (sic). A proposito di assemblee: la media costante che le ha animate si attesta – a mia memoria – intorno alle 9-10 persone.
Dunque, sono felice di non aver riscosso successi stavolta, anche se mi domando in virtù di quali oscuri princìpi in poco meno di quattro anni da primo degli eletti che ero sono diventato primo dei non eletti. “Secta temporum meorum (segno dei tempi che viviamo, ndr)”, recitava l’imperatore Gordiano. Ma quelli erano certo altri tempi. Tempi da basso impero. Cordialmente

Giuseppe Crimaldi
 
Teresa Armato
Marco Esposito
Giusy Franzese
Antonio Troise
Giuseppe Crimaldi