Licenziate Del Vecchio e Lemme

Continua inesorabile l’opera di ridimensionamento del Mattino portata avanti dagli uomini di Caltagirone a Napoli, l’highlander Massimo Garzilli, il direttore amministrativo che il prossimo gennaio festeggia undici anni da ‘pensionato’, e il capo del personale Giovanni Santorelli.
il 13 novembre è stato ufficializzato l’avvio della procedura di licenziamento degli ultimi ‘articoli 2’ del giornale: Paola Del Vecchio, che da oltre quindici anni copre con professionalità la penisola iberica con base Madrid, e Maria Tiziana Lemme, dal 1989 collaboratrice fissa dei settori Cultura e Spettacoli.
Napoletana, cinquantasette anni, professionista dal dicembre 1985, Paola Del Vecchio venne assunta al Mattino, nonostante l’opposizione di Garzilli, nell’ottobre del 1988 da Pasquale Nonno prima con un contratto di tre mesi subito dopo diventato a tempo indeterminato per coprire la casella liberata da Teresa Armato passata a tempo pieno alla politica con un seggio al consiglio regionale della Campania.
In quel periodo era ancora in servizio il padre, Egidio Del Vecchio, scomparso un anno fa, per decenni presenza stabile dalla sala stampa della questura e nella seconda metà degli anni Ottanta presidente regionale dell’Unione cronisti. Dopo un lungo periodo di lavoro a via Chiatamone, Paola Del Vecchio per ragioni familiari chiede e ottiene il trasferimento nella capitale spagnola con un contratto che da ‘articolo 1’ diventa ‘articolo 2’.
Con il suo licenziamento, se non verrà impugnato e dichiarato illegittimo, scompare un’altra famiglia ‘storica’ del Mattino, perché prima di Egidio è stato redattore capo e segretario di redazione del giornale il nonno Mario.
Cinquantasei anni, dal 1996 giornalista professionista iscritta all’Ordine del Lazio, Maria Tiziana Lemme che vive e lavora a Roma ha iniziato la sua attività nel 1982, collaborando con testate nazionali e locali, e da ventotto anni è ‘articolo 2’ del Mattino.
Ma durante uno stato di crisi, che al quotidiano di Caltagirone va avanti ormai da tre anni e mezzo, con grandi sacrifici da parte dei giornalisti e con l’uscita di diciannove redattori (l’ultimo è il capo della sede di Salerno Mariano Ragusa che lascia il giornale il 30 novembre) si può procedere a licenziamenti?
Se nell’accordo, – spiega un avvocato lavorista – sottoscritto dall’azienda e dal sindacato, c’è un impegno della società ad autolimitarsi non si può procedere a licenziamenti perché verranno dichiarati illegittimi. E su questa materia al tribunale di Napoli c’è già una sentenza del giudice Amalia Urzini”.
All’ennesima iniziativa ‘provocatoria’ dell’azienda la redazione ha risposto subito con fermezza. Il 14 novembre si è tenuta la prima assemblea alla sede del Centro direzionale; molti i presenti e molti gli interventi. A testimoniare la preoccupazione dei giornalisti per una linea aziendale concentrata solo sui tagli senza nessuna iniziativa finalizzata al rilancio e allo sviluppo del quotidiano gli interventi di diversi graduati: Aldo Balestra dell’ufficio centrale, il capo della cronaca Gianni Molinari, il responsabile dell’Area globale Pietro Perone.  
Alla fine è stato approvato all’unanimità un documento con il quale si proclama “lo stato di agitazione permanente” e viene espressa “in ogni modo e luogo la solidarietà concreta alle due colleghe colpite da un provvedimento ingiusto”.
E al fianco delle ‘licenziate’ si sono schierati anche la Federazione della stampa e il Sindacato unitario dei giornalisti campani che si sono dichiarati “pronti ad affiancarle in tutte le iniziative che vorranno intraprendere a tutela dei loro diritti”.

Francesco Ingravallo

 
Massimo Garzilli
Paola Del Vecchio
Pasquale Nonno
Mariano Ragusa
Aldo Balestra
Gianni Molinari
Pietro Perone