C’è sempre un Pietro
nelle svolte su ‘Siani’

IL 23 SETTEMBRE i lettori troveranno in edicola in abbinamento gratuito con il Mattino il libro ‘Il mio Siani’, in occasione dei 37 anni trascorsi dall'omicidio del cronista a opera di killer della camorra.
L’idea del volume del direttore Francesco De Core con la collaborazione del capo redattore Pietro Perone che ne ha curato la realizzazione è di pubblicare testimonianze ‘intime’, e in gran parte

inedite, di chi ha conosciuto Siani o è stato ‘segnato’ da vicende collegate alla vita del giornalista. Ci sono presenze istituzionali come il ministro della Giustizia Marta Cartabia e il segretario della Federazione nazionale della stampa Raffaele Lorusso; una pattuglia, purtroppo folta, di ‘sacerdoti’ del rito Siani; giornalisti del Mattino, da De Core e Perone a Pietro Gargano, per lunghi anni prima firma del

Marta Cartabia

giornale, da Leandro Del Gaudio a Marilicia Salvia, da Daniela De Crescenzo a Francesco Romanetti; il regista di ‘FortapàscMarco Risi e Massimilano Gallo, uno degli attori del film; una piccola squadra di scrittori e operatori culturali: Giuseppina De Rienzo, Andrea Di Consoli, Lorenzo Marone, Antonio Mattone, Antonio Pascale.
Ora bisognerà leggere cosa è stato scritto, intanto però va segnalato che da un anno, in maniera molto lenta e assai prudente, va avanti una autocritica di esponenti del Mattino per le pesanti responsabilità che il giornale ha avuto in questa tragica vicenda.
Dal settembre 1985 quando Giancarlo Siani viene assassinato sotto la casa dei genitori al Vomero fino al settembre del 1993 i vertici del giornale hanno contribuito a rallentare se non, in qualche caso, a depistare le indagini. Per chi non sa o non ha memoria basti citare il caso di Giorgio Rubolino, accusato dell’omicidio e sbattuto in prima pagina con grande foto sul Mattino con il titolo: “È lui il colpevole”. Fu poi il giudice istruttore Guglielmo Palmeri a scagionarlo e a liberarlo dopo

Giorgio Rubolino

439 giorni di detenzione.
Questo è l’esempio sul versante indagini. Ma anche il fronte Mattino di quegli anni non è ancora stato scandagliato a fondo. Per dare un’idea del clima che si respirava allora a via Chiatamone basta leggere la testimonianza dell’inviata francese Dominique Torres venuta a Napoli nel 1987 per un’inchiesta sulla morte di Siani. “Soltanto in un caso - commenta

tra l’altro Dominique Torres – una sensazione di gelo ha accompagnato il nostro lavoro: quando ci siamo recati alla redazione del Mattino”.
Veniamo ora all’autocritica. La svolta nelle indagini avviene nell’agosto del 1993 quando si pente Salvatore Migliorino, uomo del clan di Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata la città dove Siani ha lavorato per anni come corrispondente del giornale. E a settembre arriva la prima svolta anche per il Mattino: viene organizzata, con l’autorizzazione di Sergio Zavoli che dal primo agosto dirige il giornale, una squadra guidata con impegno e sagacia da Pietro Gargano con i cronisti Pietro Perone e Giampaolo Longo che seguirà giorno per giorno le indagini scrupolose condotte dal pm Armando D’Alterio e dal capo della squadra mobile della questura di Napoli Bruno Rinaldi. Indagini che si concluderanno con le condanne in Cassazione di killer e mandanti dell’omicidio.
Passiamo alla seconda svolta del giornale con il libro del settembre 2021

intitolato “Dalla verità sul delitto al mistero del dossier”, curato da Perone e Del Gaudio. Nell'introduzione l’allora direttore Federico Monga scrive: “L’omicidio Siani per molti anni rimase una ferita aperta al Mattino. Per non aver capito il peso dei suoi scritti, per non avere tutelato ed esposto troppo un giovane giornalista, per non averlo regolarizzato subito come meritava, per non aver colto la sera del delitto la

Bruno Rinaldi
portata del fatto (basti ricordare che il direttore Pasquale Nonno aveva deciso di impaginare la notizia con un titolo di taglio basso in prima, salvo poi cambiare idea per le veementi proteste dei redattori, soprattutto più giovani, ndr)”. Piccoli passi in avanti ma ancora molta strada da fare.