Guido Bertolaso è un berlusconiano di ferro. Ed è nelle grazie del Cavaliere, al punto da consentirsi di essere l’unico a presentarsi alle cerimonie ufficiali in pullover e non in giacca e cravatta d’ordinanza. E così, quando non si riesce (raramente) a scatenare una campagna di stampa contro Silvio Berlusconi, l’agnello sacrificale è spesso proprio il responsabile della Protezione civile. Come è successo per la vicenda dei massaggi allo champagne che ha fatto imbestialire i giornalisti italiani, ai quali la Casagit “passa” soltanto le cure termali senza spumantino.
Per il giornale del 28 aprile nella redazione del Roma, guidato da Antonio Sasso e dal vice Andrea Manzi, c’è fermento come sempre per trovare un titolo forte di apertura: gli uomini di Italo Bocchino accarezzano l’idea di dare un nuovo segnale di sdoganamento dal passato e qualcuno lancia un’ipotesi di titolo: 28 aprile 1945, la fine dell’odioso tiranno, con due belle foto di Benito Mussolini e Claretta Petacci e una testimonianza di Gianfranco Fini, bolognese cresciuto nel culto dei partigiani dell'appennino tosco-emiliano.
Poi, a stemperare l’emozione di tutti, arriva un’Ansa in cui Bertolaso dice quello che il vulcanologo Giuseppe Luongo va ripetendo da una vita e che i napoletani sanno da sempre e cioè, come titola il Roma, “Anche Napoli a rischio Vesuvio”, mentre il catenaccio ammonisce anche gli ischitani che già se la stavano ridendo “E il monte Epomeo è un pericolo ancora peggiore”.
Dunque, non solo gli abitanti di Como e di Mestre, ma anche i napoletani potrebbero essere colpiti dalle conseguenze dell’eruzione. A posto: la prima pagina c’è, ed anche il Primo Piano di pagina 2 che ospita un’opinione di Francesco Emilio Borrelli, ex assessore provinciale dei Verdi che, incurante dell’imminente pericolo di cenere e lapilli, trova il tempo di consegnare una riflessione al popolo. E così la giornata del 28 passa con i napoletani a caccia di un posto sicuro che cercano di ricordarsi se è ancora vivo quel cugino che è emigrato a Busto Arsizio o il vecchio commilitone così affettuoso che adesso sarà pensionato, sì, ma sta a Oristano. A Lacco Ameno e Serrara Fontana si cominciano a svendere le case abusive in cambio di un passaggio verso Novi Ligure o Cesenatico mentre Franco Regine, sindaco di Forio, guida la rivolta. Inizia la grande fuga.
Poi, il 29 aprile, arriva il tanto sospirato contrordine, di cui il Roma si fa portavoce con un’impaginazione identica al giorno precedente, tranne nel contenuto che smentisce ciò che era stato scritto il giorno precedente “Vesuvio, nessun allarme”, accompagnato da una minaccia dei sindaci di Ischia che vogliono denunciare il capo della Protezione civile. Giusto per far capire che dalle parti del quotidiano di Bocchino tira una brutta aria per i berlusconiani di ferro, fossero anche in pullover. |