Enzo Tortora, doc su Rai 3

Il 13 ottobre Rai 3 ha trasmesso un documentario sul caso di Enzo Tortora intitolato ‘Ho voglia di immaginarmi altrove’, scritto da Enzo Decaro e Tommaso Cennamo che ne firma anche la regia.
Moltissime le testimonianze raccolte sull’incredibile arresto del presentatore il 17 giugno del 1983 e sull’ancora più incredibile condanna in primo grado a dieci anni di carcere, firmata il 17 settembre 1985 dal presidente della decima sezione penale del tribunale di Napoli Luigi Sansone.
Nel programma della terza rete vengono intervistati, tra gli altri, i giornalisti Vittorio Feltri, Paolo Gambescia e Massimo Bernardini. Subito dopo l’arresto forti perplessità furono espresse da Leonardo Sciascia, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli e Rossana Rossanda, mentre nel documentario di Rai 3 Feltri, che era a Napoli per seguire il processo, ha raccontato il suo isolamento rispetto al fronte compatto dei cronisti di giudiziaria quasi tutti colpevolisti.
Nel programma parole di forte autocritica arrivano da Gambescia, che poi sarà direttore del Mattino e del Messaggero: “io avevo fatto un grave, gravissimo errore. Sono veramente pentito, addolorato delle conseguenze anche della mia mancata professionalità; come giornalista avevo contribuito a creare le condizioni perché questo si verificasse”.
Ancora più duro Bernardini, autore e conduttore della trasmissione Tv Talk: “la verità è che in tanti, giornalisti in quegli anni, gli dobbiamo delle scuse, tutti, e ci dobbiamo vergognare. Ci dobbiamo vergognare di come la nostra superficialità in qualche modo ha fatto pagare a questo grande italiano un prezzo così alto”.
Da registrare soltanto qualche inesattezza, come in uno degli interventi di Vittorio Pezzuto, biografo di Tortora: “il giorno dopo l’arresto viene convocata una conferenza stampa da parte del procuratore capo della Repubblica di Milano, all’epoca era Antonio Cedrangolo, insieme ai demiurghi di questa inchiesta, Felice Di Persia e Lucio Di Pietro”. La procura era, ovviamente, quella di Napoli e il procuratore si chiamava Francesco Cedrangolo.

Francesco Ingravallo

 
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