Gentile direttore,
tante volte ho temuto in questi giorni di finire meritatamente sul suo Iustitia perché, purtroppo, mi è sfuggito più di qualche refuso ultimamente e speravo - come per fortuna è avvenuto - che gli attenti occhi dei suoi collaboratori non se ne accorgessero. Io me ne accorgo purtroppo e, a sera o al mattino, quando rileggo i miei pezzi, provo ancora rabbia e delusione per l’imprecisione avuta che mi mangerei le mani.
Spiace finire invece sul suo giornale per l’articolo riguardante la donna di Giugliano ancora vittima di uno stalker, una storia che continuiamo a seguire - come fatto anche pubblicando un altro articolo il 9 marzo - perché mette in luce le angosce e le paure di una signora che chiede allo Stato un po’ di sicurezza e, soprattutto, giustizia.
Mi si “accusa” di aver ripetuto informazioni sia nell’articolo dedicato alla donna che nell’intervista che la signora mi ha concesso. Forse vero, ma si tratta di una verità molto parziale. Tanto più che un raddoppio serve (e per fortuna è servito dal momento che del caso se ne sono interessati con maggior piglio il Commissariato di polizia di Giugliano, consiglieri regionali, la Commissione parlamentare contro il Femminicidio che ha chiesto alla Procura di Napoli l’accesso agli atti), per raccontare con ancor più precisione i particolari di questa brutta storia. Intento che crediamo sia riuscito e bene ho fatto a non appigliarmi a doti da “scrittore” che non mi appartengono. Tanto più che la brutta realtà emersa, in questo caso, non meritava alcuna drammatizzazione letteraria, ma solo un ampio racconto tra l’articolo scritto e i racconti della donna. Alla fine è per me motivo di soddisfazione (e fa tanto ben sperare sull’utilità sociale che il giornalismo riesce ancora a rivestire) che quei due pezzi siano riusciti a smuovere un po’ le acque per dare un pizzico di serenità ad una donna alla quale un uomo ha letteralmente distrutto la vita.
Mi scusi se le faccio io le “pulci”, ma la storia in questione è stata pubblicata il 13 febbraio e non il 12, a meno che chi scrive, probabilmente sotto pseudonimo, non abbia doti di chiaroveggenza. Con simpatia le invio i miei più cordiali saluti ringraziandola per l’attenzione e per aver raccontato - seppur indirettamente - la storia di questa signora che per tre anni è rimasta in silenzio attendendo invano giustizia (e ora Iustitia). |