E poi dice che il Cavaliere non ha ragione a lanciare l’allarme e puntare il dito contro la consorteria delle toghe rosse. Allergici per natura alla disciplina e all’obbedienza, i magistrati li lasci pm e li ritrovi il giorno dopo gip o gup. Tornano a casa requirenti e dicono alla moglie: Ma sai che ti dico? Domani vado a fare il giudicante.
L’ultimo caso napoletano riguarda Ugo Ricciardi: il magistrato, in forza alla Procura generale guidata da Vincenzo Galgano che coordina un pool di 22 sostituti, decide di fare un’esperienza da giudice. E a nulla valgono i tentativi del capo, che pur di non privarsi del suo eccellente contributo vorrebbe promuoverlo numero due dell’ufficio, al posto di Avvocato generale occupato fino a pochi mesi fa da Roberto D’Aiello.
Tutta questa pastoia è venuta alla luce grazie ad un servizio del corrieredelmezzogiorno.it del 2 ottobre scorso, che da qualche tempo annovera tra i propri assidui collaboratori l’agenzia Il Velino, creatura in Campania di Giulio Di Donato, che all’epoca d’oro del Psi contendeva ad Andreotti la qualifica di divo Giulio. Il divo ritrovato, attualmente coordinatore del partito di Clemente Mastella (“Ci unisce l'ideologia della sofferenza”, come riporta il mattino.it del 14 settembre), all’indomani della tragedia di Messina intervista Ricciardi, coordinatore del settore antiabusivismo per conto di Galgano. E il cormezz.it, guidato da Nino Femiani, titola e mette in rete un servizio siglato r.w. (redazione web) che prende spunto dall’articolo del Velino. Scopriamo quindi che Ricciardi non è più sostituto procuratore generale, ma “il giudice antiabusivismo”, anche se lui non lo sa, e che è “il numero due della procura generale”, anche se probabilmente ignora di essere stato promosso. Come del resto lo ignorano tutti perché il posto di avvocato generale non è stato ancora coperto: il servizio infatti, opportunamente, porta in calce la dicitura “Riproduzione riservata”. È un’informazione per pochi, tra noi. Entreneuses, diceva Totò. |