Dopo 35 anni l’Ordine
ricorda Giancarlo Siani

SETTEMBRE È tempo di Giancarlo Siani, il giornalista assassinato dalla camorra il 23 settembre del 1985. C’è chi utilizza l’anniversario per ricordare il suo lavoro instancabile, i lunghi anni vissuti da precario, la solitudine professionale. E ci sono tanti, a lui più o meno vicini, che agitando il suo vessillo hanno ottenuto promozioni e incarichi, costruito reputazioni, incamerato vantaggi di vario tipo. Parafrasando Leonardo Sciascia potremmo parlare di piccoli professionisti dell’Anticamorra.
Passiamo ai fatti. Tra i primissimi a piazzarsi nel festival delle ricorrenze c’è il numero uno dell’Ordine nazionale Carlo Verna, seguito a ruota del presidente dell’Ordine campano Ottavio Lucarelli, il quale già nello

scorso giugno ha annunciato che nei giorni di settembre dedicati alla memoria di Siani il tesserino di ‘professionista’ verrà consegnato ai familiari del cronista. Una bella passerella mediatica

Cesare Marcucci e Carlo Verna

che, per caso, cade alla vigilia del voto per il rinnovo dei vertici degli Ordini nazionale e regionali in un primo tempo previsto per la prima metà di ottobre e degli esami scritti del concorso per giornalisti Rai fissati per il 10 ottobre.
Eppure l’Ordine ha avuto decenni per occuparsi di Siani e non lo ha mai fatto. Per gli smemorati ricordiamo qualche episodio. Il 24 settembre del 1985, il giorno dopo l’esecuzione di piazza Leonardo, il quotidiano Napolinottenotizia dell’omicidio di un giornalista trucidato dalla camorra, un evento sconvolgente e senza precedenti, con un taglio basso di prima a tre colonne. Il titolo è: “Giornalista pubblicista assassinato al Vomero”; l’occhiello: “Cade in un agguato mentre rincasa”.
Il messaggio è chiaro: è un pubblicista, non un professionista; si tratta di un giornalista di fascia bassa. E la notizia viene trattata come un fatto minore di cronaca nera. C’è però un dettaglio: il direttore responsabile di Napolinotte è Cesare Marcucci, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, che guiderà dal 1980 al 1989.
Per rimediare allo scivolone pochi giorni dopo Marcucci si impegnò a promuovere entro il 1985 un convegno sull’informazione e deliberò “l’istituzione di una fondazione intitolata a Giancarlo Siani e la consegna alla famiglia di una targa ricordo che evidenzi il suo alto impegno professionale”. Ovviamente tutto fu subito dimenticato fin quando nel 1986 il mensile La Voce della Campania ricordò a Marcucci i suoi impegni. E la questione venne risolta nel gennaio 1987 con la consegna di una targa a Paolo Siani, il fratello maggiore di Giancarlo.

Antonio Aurigemma e Leonardo Sciascia

Poi più nulla.
Eppure già nell’autunno del 1985 l’Ordine avrebbe potuto fare qualcosa. Siani era diventato pubblicista nel marzo del 1982 con un copioso numero di articoli e negli

anni successivi aveva scritto con ritmo quotidiano diverse centinaia di servizi annotati con scrupolo in un quaderno che aveva a casa pronto a dimostrare a tutti la quantità e la qualità del suo lavoro. C’erano quindi le premesse per il riconoscimento di un praticantato d’ufficio che non arrivò nonostante nel consiglio dell’Ordine ci fossero giornalisti del Mattino come Giuseppe Calise, Antonio Aurigemma e Domenico Ferrara che conoscevano il suo impegno e le sue qualità professionali.
Persino il Mattino, nonostante le pesanti responsabilità per avere utilizzato un giovane precario su fronti delicatissimi e pericolosi, ha rapidamente dimenticato i suoi impegni. Il 27 settembre del 1985, quattro giorni dopo l’omicidio, il presidente dell’Edime-Il Mattino Paolo De Palma in prima pagina annuncia una borsa di studio intitolata a Giancarlo Siani per frequentare il corso biennale di giornalismo della Luiss. Insieme alla borsa il Mattino, con il Banco di Napoli, presenta “il premio annuale Giancarlo Siani per il miglior articolo sulla camorra scritto da un giornalista italiano o straniero”, con il patrocinio dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Inutile aggiungere che del premio e della borsa si sono subito perse le tracce.
Negli anni successivi si è parlato di frequente di un premio Siani che avrebbe dovuto istituire l’Ordine regionale ma è rimasto un progetto vago. Nell’aprile del 2002, a oltre sedici anni dall’omicidio, c’è la svolta e il merito esclusivo è della determinazione del giornalista Mario

Simeone con il quale Giancarlo aveva fatto le prime esperienze professionali al periodico Scuola Informazione. All’assemblea annuale dell’Ordine campano Simeone è primo firmatario di

Paolo De Palma e Mario Simeone
un ordine del giorno che introduce in bilancio una voce di tremila euro per una borsa di studio intitolata a Siani da assegnare a un neo laureato. La proposta viene approvata alla unanimità. L’Ordine nicchia e Simeone all’assemblea del 2003 ripropone l’ordine del giorno raddoppiando le borse. Anche in questo caso tutti i presenti approvano all’unanimità. Ma sono decisioni che per i vertici dell’Ordine sembrano non aver valore. Arriviamo alla vigilia dell’assemblea del 2004 quando, per evitare un terzo voto e una clamorosa figuraccia, viene finalmente presentato il premio Siani che in questi anni è andato avanti con risultati a volte molto discutibili. Nel 2020, dopo trentacinque anni, siamo al tesserino da professionista e non è sempre vero che “meglio tardi che mai”.
In occasione dell’anniversario Il Mattino e Repubblica Napoli regalano ai lettori due libri dedicati al cronista ucciso. Il quotidiano di Caltagirone pubblica gli articoli più significativi scritti da Siani. Repubblica un testo scritto dal magistrato Armando D’Alterio, oggi procuratore generale a Potenza anche se Ottavio Ragone e Conchita Sannino lo definiscono procuratore generale di Campobasso, mentre ha lasciato l’incarico di procuratore (e non di procuratore generale) in Molise da oltre sei mesi.
Insieme al capo della squadra mobile di Napoli Bruno Rinaldi D’Alterio ha il grande merito di avere ripreso nell’agosto del 1993 le indagini sull’omicidio del cronista ormai arenate da anni e di essere riuscito a ottenere sentenze di condanna per esecutori e mandati in primo grado, in appello e in Cassazione. Ma è anche il presidente della giuria del premio Siani che nel settembre del 2012 assegnò il riconoscimento e l’assegno all’autore di un libro su Siani che si chiudeva con una serie di
Armando D’Alterio e Bruno Rinaldi

foto raccapriccianti scattate dai poliziotti della scientifica al cadavere del giornalista riverso sul volante della sua Mehari.
Sulle foto il 31 maggio 2016 si è pronunciato il gip

del tribunale di Roma Francesco Patrone che nella sua ordinanza scrive: “l’immagine pubblicata lede la dignità umana del Siani il cui corpo viene inutilmente esibito come res e non come persona, senza nulla aggiungere alla drammaticità dell’atto conclusivo della sua vita”.