Prima udienza del match
tra la Furfaro e Napolipiù

L’UNDICI GIUGNO 2004 il quotidiano Napolipiù, diretto da Giorgio Gradogna, piazza un titolo in prima pagina, “Rifondazione chiede la testa della Furfaro”, e un’apertura in pagina interna, “Vogliamo le dimissioni della Furfaro”, dedicati al presunto conflitto di interessi di Rachele Furfaro, assessore alla Cultura della giunta guidata dal sindaco Iervolino, e socia di una scuola privata, all’interno della quale sono stati rilevati abusi edilizi.
L’autore dell’articolo è Arnaldo Capezzuto, che intervista quattro esponenti politici. Molto critici con la Furfaro sono Franco Di Mauro, ex consigliere

comunale di Rifondazione e presidente del Comitato San Martino, Lydia Mastrantuoni, capo gruppo di Rifondazione alla circoscrizione Vomero, e il presidente della commissione all’Educazione del consiglio comunale di Napoli Alessandro
Arnaldo Capezzuto, Giorgio Gradogna e Lydia Mastrantuoni

Fucito; di altro orientamento invece l’assessore comunale ai Sevizi sociali Raffaele Tecce, che minimizza la questione.
L’articolo non piace alla Furfaro; in particolare non le piace la dichiarazione della Mastrantuoni che si apre con un riferimento alla “moglie di Cesare che deve essere al di sopra di ogni sospetto”. Così l’assessore, assistita dall’avvocato Claudio Botti, presenta querela nei confronti del direttore di Napolipiù, dell’autore dell’articolo e della Mastrantuoni. Il tribunale competente è Benevento perché Napolipiù si stampa nel Sannio, a Vitulano, nella tipografia di Luca Colasanto.
Le indagini vengono affidate al pm della procura di Benevento Giovanna Pacifico, che il 24 settembre 2006 le conclude con la richiesta di rinvio a giudizio per Gradogna e Capezzuto, assistiti dall’avvocato Carmine Galloro, e per la Mastrantuoni, difesa dagli avvocati Giovan Battista Vignola e Italo Palombo, del foro di Benevento. Nello scorso febbraio la richiesta viene accolta dal giudice Sergio Pezza, che fissa al 15 maggio la prima udienza davanti al giudice monocratico Vittorio Melito. L’udienza però salta perché deve essere ascoltata, come teste del pm, la Furfaro, che si è costituita parte civile, ma l’ex assessore non si presenta. L’appuntamento è rinviato al 18


Claudio Botti, Franco Di Mauro, Raffaele Tecce e Giovan Battista Vignola

settembre.
Da ricordare, infine, che pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo di Napolipiù, i consiglieri della circoscrizione Vomero approvarono un

ordine del giorno con il quale chiedevano le dimissioni della Furfaro; un mese più tardi, il 14 luglio 2004, il consiglio comunale di Napoli, con 31 no, otto sì e un astenuto, respingeva la richiesta di sfiduciare l’assessore. Immediatamente dopo, con una lettera indirizzata al segretario nazionale di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, Lydia Mastrantuoni comunicava le sue dimissioni dal partito.
Intanto la scuola di via Morghen è ancora bloccata dalla magistratura e gli alunni dell’istituto da un anno utilizzano aule del Pontano, al corso Vittorio Emanuele.