Ricorso contro l’Ordine
firmato da 27 giornalisti

IL16 NOVEMBRE è stato presentato un ricorso contro l’Ordine dei giornalisti della Campania, da quattordici anni presieduto da Ottavio Lucarelli. L’hanno firmato 27 professionisti e pubblicisti a cui è stato impedito di votare per il rinnovo degli Ordini nazionale e regionale.
Nell’elenco dei giornalisti che hanno promosso l’esposto ci sono il senatore Sandro Ruotolo e il deputato Gigi Casciello, dirigenti e cronisti di diversi quotidiani, a cominciare dal Mattino, e naturalmente non mancano Bruno Buonanno, Mario Simeone e Piero Antonio Toma, cui si è aggiunto Nico Pirozzi, che già il 24 ottobre al seggio elettorale allestito alla Mostra d’Oltremare presentarono una denuncia

contro il presidente della commissione elettorale Giovanni Lucianelli e il presidente del seggio Lino Zaccaria perché “pur essendo dotati della posta elettronica certificata veniva loro impedito di votare”.
Per la difesa dei loro diritti i 27 hanno chiesto

Luigi De Martino e Giovanni Lucianelli

la tutela del Sugc, il sindacato unitario dei giornalisti della Campania, che ha messo a disposizione i legali Luisa D’Alterio e Luigi De Martino. Le norme prevedono che il ricorso venga presentato all’Ordine regionale che deve poi inviarlo al nazionale; toccherà quindi al nuovo consiglio decidere se accoglierlo o respingerlo. In caso di risposta negativa sarà possibile rivolgersi alla magistratura civile.
In dodici pagine gli avvocati chiedono di dichiarare “la nullità della procedura elettorale e l’indizione di nuove elezioni”. Cominciano con l'esame di tutte le norme che regolano l’accesso al voto per concludere che “come è facilmente evincibile non è dato rinvenirsi alcun obbligo di comunicazione del proprio domicilio digitale cinque giorni prima del voto, bensì solo il possesso della pec che va comunicata. L’evidenza di tale dato prova la palese illegittimità perpetrata in sede di seggio”.
Per chi non ha la pec l’Ordine nazionale “ha introdotto una sanzione automatica: previa diffida dell’iscritto all’obbligo normativo da parte del consiglio regionale, è prevista la sospensione automatica dall’albo”. Ma, osservano i legali, “ai ricorrenti non è mai stata notificata e/o comunicata alcuna diffida da parte del consiglio regionale né tantomeno gli stessi sono mai stati sospesi dall’albo”. E continuano: “Peraltro dalla nota diramata dal consiglio nazionale appare chiaro che sia stato posto a carico dei consigli regionali un preciso onere consistente nel diffidare gli iscritti a conformarsi all’obbligo di legge, ovvero dotarsi di domicilio digitale e comunicarlo all’Ordine di appartenenza. In assenza di diffida preventiva e successivo, conseguente e automatico provvedimento sanzionatorio di sospensione di tutti i ricorrenti avevano diritto al voto”.
Va altresì rimarcato - scrivono gli avvocati - che il consiglio

Bruno Buonanno e Piero Antonio Toma

dell’Ordine della Campania non ha provveduto nemmeno a dare adeguata pubblicità al necessario possesso di domicilio digitale e alla comunicazione dello stesso ai fini dell’espressione del diritto di voto. Sul

punto si fa notare che nell’avviso di convocazione pubblicato sul sito del dell’Ordine della Campania in data 16 settembre 2021 si ricordava a tutti i colleghi di essere in regola con il pagamento dei contributi! Nulla sull’obbligo di comunicare la pec entro il termine di decadenza”.
E D’Alterio e De Martino non trascurano l’anomalia del trattamento riservato agli iscritti non in regola con le quote. “La procedura sopra scandita presenta una palese deroga laddove prevede la possibilità per gli iscritti morosi di regolarizzare la propria posizione fino al momento della effettiva espressione del voto. Chiarissimo, dunque, il favor per questo diritto (di voto) rispetto, addirittura, allo status di associato sospeso, il quale provando di avere regolarizzato la propria posizione è riammesso, seduta stante, nella pienezza di tutti i diritti. Pertanto non si spiega in base a quale diverso principio non sia stato concesso agli iscritti con pec di comunicarla anche in sede di seggio”.
Per chiudere una riflessione ‘politica’. Al di là dell’esito del ricorso, che peraltro appare molto documentato, c’è un problema di carattere generale se a un terzo dei giornalisti professionisti iscritti in Campania viene impedito di votare e se decine di loro, a cominciare da due parlamentari, decidono di impugnare il risultato delle elezioni. Lucarelli e i suoi fedeli possono festeggiare la riconquista delle stanze di via Cappella Vecchia, ma è in carica un consiglio zoppo e con una credibilità incrinata.