Canone inverso

Caro direttore,
il mondo è bello perchè è vario. Dalle cronache aliene del golfo apprendiamo che la Fillea Cgil napoletana, colpita da un disturbo improvviso della memoria storica, proprio in prossimità del suo orgoglioso compleanno - 101 anni di storia non sono pochi - licenzia Ciro Crescentini, un dirigente che per mestiere o  per vocazione si opponeva alle morti bianche e alle persecuzioni sul lavoro. Che il 3 luglio 2007 così scrive all'organismo disciplinare interno della Cgil Campania: "Alla data odierna il sottoscritto è ancora senza incarichi di lavoro e senza mansioni e si trova in condizioni molto delicate - alla luce delle denunce presentate all'ispettorato del lavoro - con i conseguenti problemi riguardanti l'incolumità fisica personale. Il sottoscritto chiede al Presidente del Comitato di Garanzia della Cgil Campania (Titti Covino, ndr) nell'ambito delle sue competenze di intervenire e di indagare con la massima urgenza per il ritiro immediato del provvedimento illegittimo ed in merito ai fatti accaduti".
Ma nulla accade. Il 21 settembre del 2007 gli perviene la lettera di licenziamento, e l'8 ottobre 2007,  a distanza di tre mesi dalla richiesta di intervento urgente, si fa vivo il Comitato di garanzia della Cgil della Campania, per dichiararsi non competente e trasmettere gli atti al collegio di verifica della Fillea nazionale. Incompetente per Crescentini, il Comitato di garanzia della Cgil campana è improvvisamente competente quando riceve le segnalazioni di  Gravano, segretario della Cgil Campania e Sannino, segretario della Fillea di Napoli: è il 4 ottobre e sono passati già tredici giorni dal licenziamento del sindacalista. Entrambi accusano Crescentini di "aver leso l'immagine della Cgil e dei suoi iscritti per le dichiarazioni rese alla stampa subito dopo il licenziamento" e per "la fitta corrispondenza interna che ci sarebbe stata negli ultimi mesi tra Ciro e la segreteria della Fillea di Napoli"(!?).
In questo caso, il Comitato di garanzia apre subito  un'istruttoria, attivando quindi una procedura disciplinare nei confronti di Ciro dopo il suo licenziamento. Se ho capito bene, la Fillea e la Cgil campana prima assegnano a Crescentini il compito delicato e rischioso di controllare i cantieri abusivi in terra di camorra. Poi gli contestano il diritto di denunciare le situazioni a rischio senza prima passare per il filtro dei vertici della Cgil campana. Successivamente, vista l'incapacità di Crescentini di adeguarsi alla ferrea dottrina degli equilibri complessivi, lo licenziano in tronco, non valendo per il sindacato l'articolo 18, ma solo il rapporto fiduciario, qualunque cosa  si intenda con questo termine ambiguo. Poi, visto che lo scellerato si lamenta e si difende sulla stampa per tutelare la sua onorabilità - ha rubato, è pazzo, o portatore di una malattia infettiva?- lo deferiscono da licenziato alla Commissione di garanzia.
Approfitto di Iustitia per rivolgere un consiglio amichevole alla Cgil campana.
Smentite. Appellatevi con forza al comune buon senso. Se Crescentini stuprava vergini handicappate nell'intervallo della sua attività di pedofilo incallito, pagando i suoi vizi con le tangenti prese da imprenditori e camorristi, o se girava con uno scolapiatti in testa trascinando ambiguamente una caffettiera mutante, ditelo una buona volta.
Allora finalmente tutto sarà chiaro, e potremo continuare a guardare  la Cgil  come fosse ancora la Cgil, la Cgil di Di Vittorio, la Cgil di Lama, la Cgil di Trentin.

Duccio Malatesta

(*) Da www.casadivittorio.it
(**) Da www.extraweb.comune.ra.it
(***) Da www.ilgiornale.it
 
Ciro Crescentini
Michele Gravano
Giovanni Sannino
Giuseppe Di Vittorio (*)
Luciano Lama (**)
Bruno Trentin (***)