Il gip Egle Pilla
archivia Capezzuto

NELL’OFFENSIVA scatenata contro ‘il Casalese’, la biografia non autorizzata di Nicola Cosentino, l’editore Pietro Valente e i suoi autori, in questo caso Arnaldo Capezzuto,  incassano un’altra piccola vittoria.
Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Napoli Egle Pilla ha infatti firmato il decreto di archiviazione della denuncia-querela presentata nel marzo del 2012 dal commercialista aversano Francesco Corbello.
Il pm della procura di Napoli Giovanni Corona aveva presentato una prima richiesta di archiviazione, ma il giudice, nell’udienza camerale del 16 gennaio scorso, aveva accolto l’opposizione dei legali di Corbello chiedendo al pm di verificare alcuni passaggi controversi del capitolo “Tutti gli uomini dell’ex

coordinatore”.
Dopo tre mesi di indagini Corona ha rinnovato la richiesta di archiviazione, questa volta accolta dal gip. Nelle quattro pagine del decreto il giudice dà atto che alla prima edizione del ‘Casalese’


Arnaldo Capezzuto, Giovanni Corona e Pietro Valente

l’autore aveva già allegato un folder di correzione con il quale “si specificava che, in realtà, la perizia relativa alla società Eco 4 con il conseguente corrispettivo furono rispettivamente svolta e ricevuto dal fratello di Alberto Corbello, Francesco Corbello, anch’egli commercialista”.    
Il giudice aggiunge che: “con riguardo alla continenza, va evidenziato che se è vero che il linguaggio adoperato dal Capezzuto è ben equilibrato è altresì vero, però, che le dichiarazioni relative al signor Corbello sono inserite in un libro in cui si narrano vicende di grande rilievo pubblico, tese a porre in evidenza meccanismi socio-politici non sempre leciti in cui la parte offesa – ancor più se si considera che il suo nome compare nel paragrafo relativo ai ‘signorsì’ – finisce per essere coinvolta nell’immaginario collettivo”. E continua: “Di tale risvolto non poteva non tenere conto il giornalista che avrebbe dovuto essere più prudente dal momento che la narrazione involge problematiche inerenti le infiltrazioni camorristiche nelle amministrazioni, nelle società e negli affari del territorio campano”.
Ma, conclude Egle Pilla, “nel caso di specie non sembrerebbe esserci stata in capo all’indagato (Capezzuto, ndr) la coscienza e la volontà di un intento diffamatorio nei confronti del Corbello come si evince dalla rettifica in cui l’indagato pubblicamente dichiarava l’errore in cui era incorso, scusandosi con gli interessati”.