Ordine delle Marche, Corsi
sanzionato con la 'censura'

NUOVA TEGOLA SUL presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi. Il 30 marzo il consiglio dell’Ordine delle Marche gli ha inflitto la sanzione della censura, una delle quattro sanzioni previste per gli iscritti dalla legge istitutiva dell’Ordine: più lieve l’avvertimento, più gravi la sospensione da due mesi a un anno e la radiazione dall’albo. In calce alla delibera dell’Ordine marchigiano, votata a scrutinio segreto e approvata all’unanimità, ci sono le firme del presidente Giannetto Sabbatini Rossetti

e del segretario Stefano Fabrizi.
Il procedimento disciplinare è nato da una segnalazione al presidente dell’Ordine nazionale Lorenzo Del Boca da parte del presidente dell’Ordine del Lazio e del Molise Bruno Tucci, che denunciava una presunta


Carlo Azeglio Ciampi e Paolo Peluffo (*)

violazione dei doveri deontologici commessa da Corsi. In sintesi la vicenda. Nell’ottobre del ‘99 l’Ordine del Lazio, in base all’articolo 40 della legge istitutiva, ha cancellato Paolo Peluffo dall’albo dei professionisti e lo ha contestualmente iscritto in quello dei pubblicisti perché era “venuto a mancare il requisito della esclusività professionale”. Infatti Peluffo, alla richiesta di Tucci di “far conoscere il suo status professionale”, aveva risposto “di essere stato nominato dirigente generale dello Stato presso il ministero del Tesoro nel dicembre del ‘98, rimanendo fino al 21 maggio con l’incarico di capo dell’ufficio stampa del ministero”. Di essere poi stato “nominato il 21 maggio del ’99 consigliere del presidente della Repubblica (Carlo Azeglio Ciampi, ndr) con l’incarico di direttore dell’ufficio stampa e in conseguenza di ciò collocato fuori ruolo presso il segretariato generale della presidenza della Repubblica”.
Dopo avere spostato il 9 dicembre 2003 la sua residenza da Roma a Procida, Peluffo ha chiesto il trasferimento all’Ordine della Campania, che lo ha deliberato “con decorrenza 18 luglio 1990, su base fiduciaria dal momento che l’Ordine della Campania non ha mai chiesto all’Ordine del Lazio il trasferimento del fascicolo”.
“Si è determinato pertanto – è scritto nella delibera marchigiana – una situazione assolutamente anomala, cioè che Paolo Peluffo per alcuni anni è stato iscritto contestualmente all’elenco professionisti dell’Ordine della Campania (dove dichiara di avere svolto anche i suoi doveri statutari, cioè di avere votato per il rinnovo del consiglio regionale e dei consiglieri nazionali) e


Lorenzo Del Boca e Cinzia Romano

eall’elenco pubblicisti dell’Ordine del Lazio”.
Venuto a conoscenza della doppia iscrizione e ritenendo ciò “una violazione dei doveri di lealtà e buona fede”, il 10 novembre 2005 Tucci e l’intero consiglio (ne fanno parte il vice presidente Gino Falleri, il segretario

Filippo Anastasi, il tesoriere Claudio Rizza, i consiglieri Daniele Mastrogiacomo, Cinzia Romano, Federica Sciarelli, Maria Francesca Genco e Franco Rosati) hanno deciso di aprire un procedimento disciplinare nei confronti di Paolo Peluffo, che quattordici giorni dopo ha abbandonato la residenza di Procida e si è trasferito di nuovo a Roma.
Il procedimento si è concluso con la decisone dell’Ordine del Lazio di sanzionare il capo ufficio stampa di Ciampi con 'l'avvertimento'. Tucci ha anche deciso di informare i vertici nazionali della vicenda.
“L’undici novembre 2005 l’Ordine del Lazio ha segnalato la doppia iscrizione del collega Peluffo al consiglio nazionale, sottolineando la gravità del fatto”. Nella lettera all’Ordine nazionale Tucci parla di “grave scorrettezza” di Corsi perché “ha iscritto Paolo Peluffo tra i professionisti senza comunicare nulla all’Ordine del Lazio” .
Dopo un’istruttoria durata più di tredici mesi, il 20 febbraio 2007 i consiglieri dell’Ordine delle Marche hanno deliberato di notificare formale contestazione di addebito disciplinare a Ermanno Corsi. Sulla vicenda sono stati sentiti Tucci, Falleri e, il 30 marzo scorso, ‘l’imputato’.
Corsi ha costruito la sua difesa esibendo tre lettere e lo stralcio di un verbale. Con la prima lettera Peluffo comunicava il trasferimento da Roma a Procida e chiedeva l’iscrizione all’Ordine della Campania.
Nello stralcio del verbale numero 601 del 28 gennaio 2004 c’è, tra “le pratiche urgenti”, approvate dall’Ordine campano l’iscrizione all’albo dei professionisti del capo ufficio stampa di Ciampi.
Nella seconda lettera del 9 novembre 2005 Peluffo comunica all’Ordine

campano di essersi ritrasferito a Roma; nella terza lettera del 2 dicembre 2005, indirizzata all’Ordine del Lazio, Corsi comunicava il trasferimento a Roma del fascicolo riguardante il capo ufficio stampa di Ciampi.
Da notare che nessuna


Francesco Bufi e Franco Landolfo

delle tre le lettere ha il numero di protocollo, procedura del tutto anomala per un ente pubblico. Va anche segnalata una curiosità: il 2 giugno 2004, in occasione della festa della Repubblica, il presidente Ciampi ha insignito con varie onorificenze trentotto persone; tra gli otto ‘commendatori’ c’è lo ‘scrittore’ Ermanno Corsi.
Al consiglio delle Marche il presidente dell’Ordine campano ha dichiarato di aver agito su base fiduciaria perché Peluffo è “persona nota e rispettabile”. Ha inoltre ricordato che l’Ordine “vive momenti di difficoltà per l’inadeguatezza delle strutture e del personale a disposizione (ha un solo impiegato per ottomila iscritti). Inoltre ha dovuto affrontare tre traslochi in poco tempo (lo sfratto dal Circolo della stampa è del novembre 1999, ndr)”.
Imbarazzante e sgradevole la risposta fornita alla domanda dei consiglieri marchigiani: “Perché non è stato chiesto il fascicolo (di Peluffo, ndr) all’Ordine del Lazio?”.
“Il presidente Corsi – è scritto nella delibera sanzionatoria – ha risposto che tale incarico era stato assunto dal consigliere segretario, Francesco Bufi, il quale però non ha più partecipato alla vita dell’Ordine a causa di una grave malattia che lo ha portato alla morte il 23 marzo 2006”.
Il presidente dell’Ordine campano ha tirato in ballo anche il consigliere scomparso Franco Landolfo e non se ne capisce il motivo dal momento che la vicenda Peluffo si chiude nel novembre del 2005 quando il capo ufficio


Giuseppe Gambale e Rosa Russo Iervolino

stampa del presidente della Repubblica decide di riportare a Roma la sua residenza, mentre Landolfo viene eletto segretario soltanto il 26 giugno del 2006.
“L’Ordine della Campania – ha dichiarato Corsi ai consiglieri delle Marche – è stato per diversi mesi

senza consigliere segretario, prima della gravissima malattia del collega Francesco Bufi, poi per i problemi personali e di salute del nuovo segretario Francesco Landolfo, morto il 19 ottobre 2006, pochi mesi dopo la nomina”.
Corsi ha quindi respinto le contestazioni, sostenendo “di avere sempre agito secondo i principi di lealtà,fiducia e buona fede” e di avere sempre mantenuto un comportamento “rispettoso delle norme” e quindi “di non avere in alcun modo compromesso la dignità dell’Ordine”.
Di diverso avviso i consiglieri delle Marche che hanno smontato i vari punti della difesa di Corsi, perfino le attenuanti. “Anche le difficoltà affrontate dal consiglio dell’Ordine campano – hanno spiegato nella delibera – non sono un’attenuante o un motivo per giustificare superficialità e inefficienza. Lo stesso fatto che tutta la documentazione presentata dal presidente Ermanno Corsi acquisita agli atti sia senza protocollo conferma un modo di agire eccessivamente approssimativo. Il presidente di un Ordine ha la rappresentanza dell’Ente ma ha anche il dovere della vigilanza e del coordinamento”.
Quindi la conclusione: “ Il consiglio dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, pur ritenendo che il comportamento del presidente Ermanno Corsi sia stato ispirato al principio della buona fede, esaminati gli elementi raccolti nel corso dell’istruttoria e valutati i fatti alla luce delle analisi deontologiche, ritiene che sia venuto meno ai suoi doveri e per questi motivi delibera di sanzionare con la censura il presidente dell’Ordine della Campania Ermanno Corsi”.
Insieme alla ‘giustizia ordinistica’ si è ancora una volta occupata del presidente

dell’Ordine campano anche la giustizia ordinaria. La Corte di cassazione ha infatti inflitto a Corsi una nuova condanna penale definitiva per avere diffamato Giuseppe Gambale, deputato dal 1992 al 2006, sottosegretario nei governi D’Alema II e Amato II,


Giuliano Amato e Massimo D'Alema

dal maggio 2006 assessore all’Educazione e legalità della giunta Iervolino.
La diffamazione risale al febbraio 1994 quando, su ‘Giornalismo meridionale’, un foglio senza registrazione del tribunale di Napoli, e in forma anonima (l’autore venne individuato dopo accertamenti dei carabinieri), Corsi attaccò duramente l’allora deputato della Rete e, tra l’altro, definì gli atti ispettivi presentati da Gambale alla Camera “interrogazioni al vomito” e il mensile diretto dal parlamentare “carta igienica”.
Il 5 ottobre 2005, con sentenza depositata il 30 novembre, la quinta sezione penale (presidente Renato Luigi Calabrese, consiglieri Pier Francesco Marini, Giuseppe Sica, Gian Giacomo Sandrelli e Maurizio Fumo) della Corte di cassazione ha condannato in via definitiva Ermanno Corsi, confermando, con l’esclusione dell’aggravante che gli era stata contestata, la condanna inflittagli in primo grado dal tribunale di Nola e in secondo dalla corte d’appello di Napoli.

(*) Da www.consiglio.regione.lombardia.it