Agli ultimi round
Esposito vs Manzo

IL 6 AGOSTO del 2013 il Mattino piazza uno scoop che ha risonanza nazionale e internazionale (ne scrivono anche giornali arabi): l’inviato di via Chiatamone Antonio Manzo intervista il presidente della sezione feriale della Corte di cassazione Antonio Esposito che il primo agosto ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione di Silvio Berlusconi per evasione fiscale. Il servizio ha l’effetto di una bomba che, tra l'altro, manda in frantumi il rapporto di amicizia trentennale del giudice e del giornalista.
Nei primissimi anni Ottanta Manzo, cinquantotto anni, salernitano di Eboli, è prima corrispondente e, dopo il terremoto, abusivo a tempo pieno alla

redazione di Salerno; nel 1983 viene assunto dal direttore del Mattino Franco Angrisani. Negli stessi anni Antonio Esposito, settantaquattro anni, salernitano di Sarno, è pretore combattivo a Sapri, spesso oggetto di intimidazioni e minacce. Alla pubblicazione

Francesco Barra Caracciolo e Silvio Berlusconi

dell’intervista il magistrato reagisce subito sostenendo che l’intervista è stata manipolata e che il testo messo in pagina è molto diverso da quello concordato con Manzo e inviato via fax al Mattino. Da via Chiatamone replicano che l’intervista rispetta parola per parola le dichiarazioni di Esposito come confermerebbe la registrazione della telefonata che però non viene mai diffusa integralmente. Intanto per il giudice si apre il tormentato iter delle azioni disciplinari avviate dal Consiglio superiore della magistratura e dal procuratore generale della Cassazione, entrambe concluse con una archiviazione.
Nella primavera del 2014 il giudice Esposito avvia una serie di azioni civili per stabilire la verità sull’intervista pubblicata dal Mattino. La principale richiesta di risarcimento danni, due milioni di euro, è ovviamente indirizzata nei confronti dell’estensore dell’articolo, del direttore Alessandro Barbano e di Albino Majore, presidente e amministratore delegato del Mattino spa. Nel mirino del magistrato ci sono anche altri quotidiani: per Libero diretto da Maurizio Belpietro la richiesta di danni è di un milione e mezzo di euro; per il Giornale guidato da Alessandro Sallusti 400mila; per il Corriere della sera di

Maurizio Belpietro (*) e Albino Majore

Ferruccio de Bortoli 150mila; per Il Foglio che un anno fa aveva al timone Giuliano Ferrara 120mila euro.
Il primo round si svolge l’11 giugno 2014 con ‘la mediazione obbligatoria’, un tentativo di conciliazione necessario prima di arrivare al

giudizio. Il magistrato è difeso dagli avvocati Franco e Alfredo Iadanza e Alessandro Biamonte; il Mattino schiera Francesco Barra Caracciolo. Ma la conciliazione è un passaggio inutile perché il giornale non sembra molto interessato a trovare un accordo, convinto di avere in mano le carte vincenti.
La causa entra nel vivo il 16 gennaio con la prima udienza davanti al giudice Pietro Lupi della quarta sezione civile del tribunale di Napoli che ha fissato un calendario per l’articolazione delle prove: entro il 16 febbraio il deposito delle memorie per la precisazione dei fatti di causa; entro il 18 marzo le richieste dei mezzi di prova; entro il 7 aprile le repliche alle richieste della controparte. Subito dopo il giudice, come ha già annunciato, farà un tentativo per trovare un accordo tra le parti. In caso di buco nell’acqua andrà a sentenza.


(*) Da www.vanityfair.it