Messaggero, in appello
reintegrato capo servizio

IL 13 MARZO è rientrato al Messaggero il capo servizio Luciano Tancredi: era stato licenziato nel maggio del 2012 quando era il responsabile del settore Interni; ora che la corte d’appello di Roma l’ha reintegrato è stato assegnato alla redazione di Viterbo per seguire le pagine di Civitavecchia, ma soltanto perché il quotidiano romano non ha una sede a Enna o a Oristano.
Una scelta in linea con i comportamenti degli uomini dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone sempre rispettosi delle sentenze della magistratura.
Ricapitoliamo in sintesi la vicenda e la storia professionale del protagonista.

Nato a L’Aquila nel giugno 1965, dopo un breve periodo da collaboratore, nell’ottobre del 1986 Tancredi viene assunto al Messaggero dal direttore Vittorio Emiliani e comincia molto presto a girare tra le varie sedi del giornale: con Ivo Carezzano apre la

Francesco Gaetano Caltagirone e Mario Orfeo

redazione di Ravenna; viene spedito a rilanciare l’edizione abruzzese e lavora a Pescara e all’Aquila; va poi, con l’attuale direttore del Mattino Alessandro Barbano, a riaprire la sede di Ancona; il tour continua con Macerata, seguita da Ascoli per dirigere l’edizione marchigiana. Nel 2004 torna a Roma come numero due di Barbano agli Interni, settore di cui diventa responsabile nel 2008 quando Barbano è promosso vice direttore.
Veniamo al licenziamento. Nell'aprile del 2012, mentre è a casa con una spalla che si è fratturato sciando, Tancredi viene contattato dal sindaco pd dell’Aquila Massimo Cialente, che si ripresenta e gli chiede di candidarsi. Accetta e informa subito il capo del personale di via del Tritone Paolo Esposito e il direttore Mario Orfeo che si mostra molto contrariato. Tancredi chiede al responsabile del personale un incontro, prima della conferenza stampa che ufficializzerà la sua candidatura, per consegnargli la richiesta di aspettativa, ma Esposito all’appuntamento non si presenta. Nei giorni successivi cerca inutilmente Orfeo ed Esposito e intanto gli viene

Massimo Cialente (*) e Domenico D'Amati (**)

notificata la prima contestazione disciplinare. Per contestarla va dal capo del personale accompagnato da un componente del comitato di redazione, Fabio Morabito, ma è tutto inutile. La macchina da guerra ormai è in movimento. Per un’intera

settimana riceve visite fiscali a ripetizione e viene pedinato da un investigatore privato che scatterà foto e girerà video poi depositati nel corso del giudizio.
Tancredi, assistito dagli avvocati Domenico e Giovanni Nicola D’Amati (mentre il Messaggero spa è difeso da Giovanni Lazzara), impugna il licenziamento: in primo grado Caltagirone la spunta, ma lo scorso 14 gennaio la Corte d’appello di Roma sezione lavoro (presidente ed estensore Maurizio Tatarelli, consiglieri Loredana Miccichè e Maria Delle Donne) pronuncia la sentenza con la quale “dichiara illegittimo il licenziamento; ordina alla società di reintegrare l’appellante (Luciano Tancredi, ndr) nel posto di lavoro; condanna la società appellata (il Messaggero spa, ndr) al risarcimento del danno nella misura delle retribuzioni maturate dal licenziamento all’effettiva reintegra, oltre accessori di legge fino al soddisfo, nell’importo mensile di euro 9.805,52”.


(*) Da www.style.it
(**) Da www.adnkronos.com