Davis, boicottiamo i ‘prodotti’ di Sinner

Caro direttore,
sono un appassionato di tennis e il 20 ottobre ho appreso con stupore e delusione la notizia che Jannik Sinner non parteciperà alle fasi finali della Coppa Davis, negli ultimi due anni vinta dall’Italia, che si svolgeranno a Bologna dal 18 al 23 novembre.
È stata una decisione non semplice, - ha dichiarato il tennista di San Candido – ma dopo Torino (dove dal 9 al 16 novembre si disputeranno le Atp Finals tra gli otto migliori tennisti del mondo, ndr) l’obiettivo è partire con il piede giusto in Australia (primo slam del 2026, ndr). Non sembra, ma una settimana in quel periodo può fare la differenza. La Coppa Davis l’abbiamo vinta nel 2023 e nel 2024 e questa volta abbiamo deciso così con il mio team”.
Prima di commentare le parole di Sinner credo che gli italiani che amano il tennis, sono sei milioni e mezzo soltanto i praticanti, debbano far sentire in qualche modo tutta la loro delusione. Anche perché come ha certificato un sondaggio Swg pubblicato il 26 ottobre dalla Gazzetta il 63 per cento degli italiani ritiene “non giustificabile ” la scelta di non disputare la Davis.
Lancio perciò una proposta provocatoria: se entro il 17 novembre, ultimo giorno utile per iscriversi alla Davis, Sinner non ci ripenserà e la squadra italiana sarà composta da Lorenzo Musetti, Flavio Cobolli, Matteo Berrettini con i doppisti Simone Bolelli e Andrea Vavassori, boicottiamo i prodotti pubblicizzati dal tennista bolzanino. Non c’è che l’imbarazzo della scelta perché sono davvero tanti. Ne cito alcuni: De Cecco, Enervit, Fastweb, Gucci, Head, Intesa San Paolo, La Roche, Lavazza, Nike, Panini, Parmigiano Reggiano, Pigna, Rolex.
Per chiudere qualche osservazione. “Ho già vinto la Coppa Davis due volte”, dice Sinner. E sulla prima della Gazzetta Luigi Garlando commenta: “anche la racchetta d’oro. Quindi non tornerai a Riad per altri sei milioni di dollari? Se vinci un altro Wimbledon, non passerai più da Londra? A che servono i milioni se non a permettersi scelte di cuore?
Il numero 1 del tennis italiano spiega il no: “una settimana in quel periodo può fare la differenza”. Controlliamo le date: la Davis si chiude il 23 novembre, l’Australian Open comincia il 12 gennaio, cinquanta giorni dopo. Il 22 ottobre Sinner ha pubblicato un post per annunciare che il 10 gennaio sarà a Seul per un match di esibizione con Carlos Alcaraz. Allora forse non è del tutto vero che ogni giorno è importante per preparare al meglio la stagione 2026.
Sulla questione della Davis molti in fondo si sono dichiarati comprensivi come Adriano Panatta: “Non avrei mai rinunciato. Ma questo non è il mio tennis”. Altri, come la giornalista Emanuela Audisio, hanno denunciato un comportamento poco trasparente con la rinuncia arrivata meno di un mese prima dall’inizio della Davis. Tranchant il giudizio di Nicola Pietrangeli: “Pensa ai soldi e non ai tifosi. Questo è uno schiaffo al Paese”.
Pacata ma molto severa l’opinione dell’editorialista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo: “Sul piano sportivo, Jannik non si discute. Non è forte, è fortissimo. Non è grande, è grandissimo. Ha già vinto molto, vincerà ancora di più. Ma Sinner è stato indicato non solo come esempio sportivo, ma anche umano e sociale come avanguardia della ‘nuova Italia’. E se questo è vero sul piano del comportamento in campo – sempre educato, impeccabile, irreprensibile – additare Sinner come modello di nuovo italiano rischia di creargli più problemi che altro. Perché Sinner ha quasi sempre dimostrato che dell’Italia non gli importa molto più di nulla”. E Cazzullo ricordala residenza fiscale a Montecarlo”, il rifiuto dell’invito di Mattarella al Quirinale e la scelta di non rappresentare l’Italia alle Olimpiadi sia a Tokyo che a Parigi.

Duca Lamberti
 
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