Diffamò Carlo Giuliani,
per Bobbio nuova condanna

IL 10 DICEMBRE i giudici della seconda sezione penale della Corte d’appello di Napoli hanno confermato la condanna di Luigi Bobbio a otto mesi di reclusione con pena sospesa per diffamazione nei confronti di Carlo Giuliani, il giovane manifestante ucciso durante gli scontri del G8 di Genova del luglio 2001. Il giorno successivo il Corriere del Mezzogiorno dedica un servizio alla sentenza firmato da Fabrizio Geremicca mentre il Mattino e Repubblica Napoli decidono di ignorare la notizia o forse non la conoscono.
La vicenda nasce nel luglio 2014 quando Bobbio, napoletano, 63 anni da compiere a gennaio, ex magistrato, nel 2001 senatore di An, nel 2008

capo di gabinetto del ministro Giorgia Meloni, dal 2010 al 2012 sindaco di Castellammare di Stabia, pubblica sulla sua pagina Facebook “Giuliani era una feccia di teppista da strada” e due mesi dopo insiste: “credo che la definizione calzi a pennello! O no? Se poi non ci si può esprimere in corretto italiano”, con un link al dizionario on line del Corriere della sera. Espressioni ritenute gravemente diffamatorie dai genitori del

Carlo Giuliani (*)

giovane morto durante gli scontri di Genova Haidi (Adelaide) Gaggio e Giuliano Giuliani che hanno denunciato l’ex magistrato con l’assistenza in giudizio dei legali Liana Nesta, Gilberto Pagani e Daniela Torro, mentre Bobbio è stato difeso dall’avvocato Andrea Ruggiero
Nel caso in esame - scrive Maria Grassi, presidente e relatore, mentre Barbara Modesto Grasso e Corinna Forte completano il collegio – si tratta a ben vedere di espressioni dal tenore oggettivamente denigratorio contenente un giudizio estremamente negativo non giustificato dalla facoltà di esercitare un diritto di critica quanto piuttosto dal solo fine di denigrare la memoria del giovane ucciso”. E continua: “sul trattamento sanzionatorio la pena è stata commisurata nei minimi edittali e risulta senza dubbio equa e proporzionata alla gravità del fatto, tenuto conto della personalità dell’imputato, ovvero della cultura giuridica - magistrato – e politica – ex senatore della Repubblica ed ex sindaco – che connota in termini di maggiore gravità la condotta illecita”.
Chiude con un passaggio sulle attenuanti: “l’imputato per quanto sopra motivato e per la condotta processuale tenuta, non improntata ad alcuna collaborazione, non appare meritevole della concessione delle circostanze attenuanti generiche, non essendo emersi elementi favorevoli da cui desumere alcuna connotazione di carattere positivo”.
Quindi la sentenza che conferma la condanna dell’ex magistrato a otto mesi di reclusione con pena sospesa e al pagamento di una provvisionale di cinquemila euro per ciascuna delle parti civili oltre al risarcimento danni che andrà quantificato con un giudizio in sede civile.


(*) Da www.republica.it