Il vibratore e la ricciola

Fa caldo a Salerno, molto caldo, la sera del 27 giugno scorso. La brezza impercettibile non attenua il senso di afa insopportabile. La città è stretta in una morsa implacabile. Si suda anche nella redazione de Il Mattino, guidata da Mariano Ragusa. Si suda e si guarda l’orologio, in attesa di poter correre a casa per mettere i piedi in ammollo, stressati da otto ore di lavoro. Ci sono le solite emergenze: un buco in pagina (absit iniuria verbis …e poi capirete il perché), bisogna trovare una notizia. Ecco la salvezza, arriva dal corrispondente da Eboli, Francesco Faenza. Un uomo è finito in ospedale dopo “ un gioco autoerotico di natura omosessuale”, come puntualizza il puntuale cronista che non economizza sui particolari (“ Fai una quarantina di righe”, ma d’altra parte il tempo stringe e la pagina è ancora mezza vuota). È un incidente neanche tanto insolito: si è spaccato il vibratore gommato con parte posteriore meccanica. Un perito lo classificherebbe come cedimento strutturale. Sta di fatto che la parte meccanica finisce a terra mentre la parte gommata, ancor più rovinosamente, resta beffardamente “incastrata nel corpo dell’anziano”, come riferisce con elegante perifrasi il giornalista. Un compagno di giochi accompagna la vittima da Battipaglia a Eboli (tappa obbligata per qualsivoglia tipo di calvario). Per il sacrosanto diritto alla privacy “i medici non rivelano la prognosi” (?) incalza il cronista, che informa tuttavia il lettore su altri particolari: la vittima è un pensionato, ha 74 anni, vive a Battipaglia e, c’è ragionevolmente da ipotizzare, dopo questo incidente per qualche settimana avrà problemi di deambulazione. Ma quanti milioni sono i battipagliesi con un tale identikit? Non importa, il tempo è tiranno e bisogna chiudere la pagina. Al pronto soccorso del Maria Santissima Addolorata il pensionato geme (di dolore, probabilmente) e implora l’intervento dei “chirurgi” ( in realtà andavano meglio i chirurghi, ma non c’è tempo da perdere). Per sua fortuna (che culo! verrebbe da esclamare) ce n’è uno pronto e dopo un intervento di un’ora l’attrezzo viene estratto. Tutto è bene quel che finisce bene. In redazione si tenta di chiudere la pagina: sono momenti di tensione, di quelli che solo un cronista di lungo corso può comprendere. C’è lo spazio per una foto. Bene. Bene? Potevano mettere un pronto soccorso generico, che è un classico, una panoramica di Eboli, saluti notturni da Battipaglia, un paio di medici, un’ambulanza (in foto sono sempre disponibili). E invece, fretta canaglia, cosa finisce a corredare il servizio sul pensionato vittima della tecnologia? Una ricciola: si, proprio una splendida ricciola di una decina di chili almeno, una delle prede più ambite dai pescatori. Forse era su qualche depliant sulla scrivania di un redattore o dello stesso Ragusa, impegnati nell’organizzazione logistica delle vacanze (mare o montagna? …ma non la solita Sardegna, proviamo con Corfù. E se sperimentassimo un agriturismo? E vogliamo scartare la vacanza intelligente?). Fatto sta che la notizia esce corredata dalla foto di un pesce, sul giornale cartaceo e sul Mattino.it. Fine della disavventura. Per tutti.
È rimasto ignoto il destino della ricciola.

Monteiro Rossi
 
Mariano Ragusa