Manfredi condannato
ma non si deve sapere

IL 6 DICEMBRE la sezione giurisdizionale della Corte dei conti campana (presidente Michele Oricchio, referendari Carola Corrado e Gabriele Pepe relatore) ha depositato la sentenza nel giudizio promosso nei confronti di Gaetano Manfredi, dall’ottobre 2021 sindaco di Napoli.
Secondo le indagini della procura della Corte dei conti Manfredi, ordinario dal novembre 2003, dal 2010 al 2014 prorettore e poi rettore fino al 2020, deve alla sua università, la Federico II, 763.063,31 euro

oltre rivalutazione, interessi e spese legali per gli innumerevoli incarichi libero-professionali svolti tra il 2007 e il 2019, alcuni dei quali assolutamente incompatibili con lo status di docente,

Francesco De Core e Ottavio Ragone

altri compiuti in difetto delle prescritte autorizzazioni datoriali imposte ai professori in regime di tempo pieno, con mancato riversamento dei compensi percepiti in favore dell’Università di appartenenza”.
Nonostante le deduzioni difensive formulate dagli avvocati del sindaco, Silvia Tuccillo e Antonio Liguori, il 27 marzo del 2023 la procura esercita nei confronti di Manfredi l’azione di responsabilità. Nel dettaglio viene precisato che “la somma dovuta è per 504.936,17 euro derivante dal mancato riversamento e per 258.127,14 dalla violazione dell’obbligo di esclusiva e corrisponde alle differenze retributive tra il regime a tempo pieno e il regime a tempo definito”.
Il 24 luglio il sindaco chiede il rito abbreviato dopo avere ottenuto dalla procura il parere favorevole a chiudere il giudizio con il pagamento di 210mila euro, con un risparmio di oltre mezzo milione sulla somma da versare alla Federico II.
La Corte ritiene il pagamento di 210mila euro “satisfattivo della pretesa risarcitoria avanzata dalla procura” ma condanna Manfredi a pagare le spese del giudizio sia per l’abbreviato che per il merito. Sempre il 6 dicembre la sentenza viene pubblicata integralmente sul sito della Corte dei conti campana.
È una notizia importante ma il giorno successivo soltanto il Corriere del Mezzogiorno, diretto da Enzo d’Errico, la pubblica con grande rilievo: richiamo in prima e un lungo articolo firmato da Fabrizio Geremicca che occupa la pagina 5. Tacciono invece il Mattino, diretto da Francesco De Core, e Repubblica Napoli, guidata da Ottavio Ragone. Perché?
La prima spiegazione è la pigrizia di cronisti che non hanno intercettato la sentenza. A questo punto scatta il provincialismo dei vertici che rinunciano a informare su un fatto grave i propri lettori pur di non riprendere una notizia pubblicata da altri giornali.
Una scelta molto discutibile sulla quale è intervenuto con una lettera inviata al Corriere del Mezzogiorno il penalista napoletano Domenico Ciruzzi che ha criticato con durezza il silenzio della stampa sulla condanna inflitta dalla Corte dei conti al sindaco Manfredi, già ex

Domenico Ciruzzi e Fabrizio Geremicca

magnifico rettore e ex ministro, dopo l’articolo di Fabrizio Geremicca, un silenzio che “appare davvero grave”. “Un clima di omertà talmente intensoscrive Ciruzzi – da non far

avvertire neanche la necessità di chiedere alcuna spiegazione al magnifico sindaco che ancora peggio non ha avvertito alcun dovere di smentire o fornire spiegazioni per i gravissimi fatti riportati nell’articolo del Cormezz. Eppure si tratterebbe, se riscontrati, di fatti concernenti non solo soldi pubblici presi illegittimamente ma soprattutto di impegno professionale didattico e / o organizzativo sottratto, benché retribuito, a tutti gli studenti in danno del loro futuro”. E l’avvocato insiste fino a ipotizzare le dimissioni di Manfredi: “la stessa stampa ‘progressista’, oggi silente, per circa dieci giorni ha riportato esterrefatta e sgomenta in prima pagina la fessacchiotta fermata del treno per Caivano di Lollobrigida o i volgarotti toccamenti di genitali di Giambruno. E su una notizia invece potenzialmente devastante tanto da legittimare, se confermata, la richiesta di dimissioni del sindaco della terza città d’Italia, il nulla assoluto”.