Alabama e Alaska

Gli esteri non sono mai stati un settore forte del Mattino che da molti anni gli riserva un’attenzione sempre più residuale e il ‘vuoto’ si vede.
Il 6 gennaio migliaia di sostenitori, istigati dal presidente sconfitto Donald Trump, assaltano Capitol Hill, la sede del parlamento degli Stati Uniti, sfondano le porte e occupano l’edificio, l’ufficio del presidente della Camera, la democratica Nancy Pelosi, viene saccheggiato e vandalizzato. È un fatto senza precedenti e nei giorni successivi i media di tutto il mondo cercano di capire cosa è successo e come sia stato possibile.
Il 9 gennaio il Mattino pubblica una pagina sulle cinque vittime degli scontri con un lungo e documentato articolo firmato da Flavio Pompetti del Messaggero. Agli uomini del desk del Mattino resta da fare soltanto un titolo e cinque boxini sui morti. Eppure riescono a lasciare il segno. Pompetti scrive: “Kevin Greeson, 55 anni, aveva viaggiato dall’Alabama per raggiungere Washington”. Eppure spostate nel boxino queste poche parole cambiano: “Cinquantacinque anni era arrivato apposta dall’Alaska per partecipare alla manifestazione”. E la notizia viene ribadita nel sommarietto: “Un uomo arrivato apposta dall’Alaska ”.
Per un giornale che non va oltre il Garigliano Alaska o Alabama non fa grande differenza, anche se distano settemila chilometri. È un po’ come confondere Caivano con Calvizzano. Può capitare.

Martin Beck

 
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