Roma dà due ceffoni
all'Ordine campano

IL 30 MARZO il sole di Positano ha illuminato i componenti del consiglio dell’Ordine nazionale dei giornalisti convocati in trasferta. E in Costiera amalfitana, tra le tante decisioni adottate, i consiglieri hanno anche accolto i due ricorsi presentati dalla giornalista Emiliana Cirillo contro i provvedimenti dell’Ordine della Campania. Il 4 aprile la buona novella è arrivata alla Cirillo con due telegrammi firmati del segretario dell’Ordine nazionale Giancarlo Ghirra; questo il testo del primo: “comunicasi che consiglio nazionale seduta 30 marzo habet annullato delibera da lei impugnata incaricando commissione ricorsi cnog (consiglio nazionale Ordine giornalisti, ndr) dell’istruttoria ricorso

a sua firma”.
I ricorsi firmati dalla Cirillo, napoletana di Pompei, trentaquattro anni appena compiuti, dal 2005 pubblicista, riguardavano due questioni


Enzo Iacopino e Ottavio Lucarelli

importanti: la richiesta del riconoscimento del praticantato d’ufficio, respinta da Napoli; la sanzione della ‘censura’ inflittale per alcune frasi estrapolate da un fitto scambio di mail interne al gruppo dei “giornalisti disoccupati”. Il 14 maggio le due delibere elaborate dalla commissione ricorsi (presidente Michele Partipilo, vice presidente Giuseppe Anzalone e segretario Elio Donno) hanno chiarito i motivi della duplice bocciatura dell’Ordine campano. E sono delibere secche come ceffoni nei confronti innanzitutto del presidente regionale Ottavio Lucarelli, ma anche dell’intero consiglio (il vice presidente Domenico Falco, il segretario Gianfranco Coppola, il tesoriere Pino De Martino e i consiglieri Paolo Mainiero, Antonello Perillo, Rosanna Russo, Innocenzo Militerni; manca il nono componente perché, nonostante il giudice Enzo Albano sia scomparso nello scorso dicembre, non sono state ancora indette le elezioni per il nuovo consigliere).
Vediamo ora le decisioni dell’Ordine nazionale cominciando dal provvedimento relativo alla sanzione della ‘censura’. “L’istruttoria – è scritto nella delibera – fa emergere la mancata convocazione formale della Cirillo,


Giancarlo Ghirra (*) e Innocenzo Militerni

con l’indicazione dei capi di incolpazione di cui era chiamata a rispondere nonché l’apertura del procedimento disciplinare nei suoi confronti senza un pur minimo riferimento alle contestazioni che venivano sollevate e rispetto alle quali si chiedevano alla ricorrente eventuali contro

deduzioni”. Sono stati quindi del tutto ignorati i diritti della difesa, scelta grave per un consiglio che annovera nelle sue fila anche un avvocato, ex magistrato. Da qui la decisione di annullare il provvedimento adottato dall’Ordine campano e di incaricare la commissione ricorsi di procedere all’istruttoria perché si arrivi a una pronuncia sul merito.
Ancora più grave la questione relativa al praticantato d’ufficio. “La ‘storia’ professionale di Emiliana Cirillo – è scritto nel provvedimento firmato dal presidente dell’Ordine nazionale Enzo Iacopino e dal segretario Giancarlo Ghirra – non si discosta molto da quella di tanti altri giovani che aspirano a svolgere attività giornalistica e che, per raggiungere tale traguardo, si sottopongono a ogni sorta di sacrificio e spesso a umilianti forme di sfruttamento. La ricorrente è a Metropolis (quotidiano diretto da Giuseppe Del Gaudio ed edito da una cooperativa di giornalisti, ndr) sin dal settembre 2005. Avrebbe dovuto fare la corrispondente da Scafati, ma in realtà, stando alle testimonianze rese da alcuni redattori (i professionisti Vincenzo Iurillo, Bruno De Stefano e Carmine Bonanni), ha frequentato sempre la redazione, scrivendo prima articoli di politica, occupandosi poi di cronaca nera e bianca, non mancando di impaginare e titolare i suoi pezzi e spesso

quelli di altri collaboratori”. E il presidente dell’Ordine nazionale ricorda poi che la Cirillo “aveva una propria postazione di lavoro, dotata, tra l’altro, di computer, telefono, con numero interno di riferimento. Aveva accesso alle agenzie. Era


Maria Rosaria Federico e Rosanna Russo

soggetta a regolari turni di presenza, disposti dal direttore, compresi quelli domenicali e di chiusura serale”.
All’Ordine campano Emiliana Cirillo aveva chiesto soltanto il riconoscimento di un anno di praticantato d’ufficio, dal giugno 2007 al giugno dell’anno successivo, quando era poi stata assunta a Metropolis. E dato il quadro descritto da Iacopino c’è da domandarsi: come hanno fatto i consiglieri campani a bocciare la domanda? Sembra impossibile, eppure ce l’hanno fatta. Innanzitutto hanno dato ampio spazio alla testimonianza di Del Gaudio, vero dominus di Metropolis sin dalla nascita del giornale; una testimonianza, diametralmente opposta a quella di Iurillo, De Stefano e Bonanni, che il direttore ha ripetuto l’undici gennaio scorso quando è stato ascoltato a Roma dalla commissione ricorsi . Sulla stessa lunghezza d’onda di Del Gaudio la testimonianza del vice capo servizio del giornale Vincenzo Lamberti, che, però, fa notare Emiliana Cirillo “è membro del comitato di redazione, vice direttore dell’emittente Metropolis Tv e socio della cooperativa editrice di


Giuseppe Del Gaudio e Bruno De Stefano

Metropolis e quindi risulta poco credibile in quanto parte in causa”. Sia Lamberti che Maria Rosaria Federico, capo servizio di Metropolis e moglie del direttore, ascoltati dalla commissione ricorsi il 6 settembre del 2011, “hanno asserito – scrive

Iacopino - che la Cirillo ricopriva l’incarico di corrispondente del Comune di Scafati e che solo raramente ha frequentato la redazione di Metropolis”. 
Le versioni, osserva Iacopino, sono contrastanti, “ ma la collega, sulla scorta anche della documentazione e dei riscontri acquisiti in sede istruttoria, ha effettivamente svolto, con assiduità e impegno, sin dal 2005, anno in cui ha iniziato il rapporto di collaborazione a Metropolis, attività che l’ha vista nel corso degli anni impegnata a pieno tempo e quotidianamente all’interno della redazione”. A chiudere definitivamente la querelle arriva infine Matilde Dell’Erario. Vi starete domandando: chi è? È il giudice del lavoro del tribunale di Torre Annunziata che l’undici gennaio scorso ha accolto il ricorso contro Metropolis presentato da Emiliana Cirillo, assistita dall’avvocato Lucio Giacomardo. Nella sentenza il magistrato riconosce alla giornalista “il vincolo di subordinazione” con “la Cooperativa Stampa Democratica”, “la qualifica di redattore praticante a partire dall’ottobre 2005 fino alla data di assunzione (giugno 2008, ndr)” e “la liquidazione di parte delle differenze retributive avanzate dalla ricorrente per un importo complessivo di euro 85.545,91”.     


(*) Da www.ilsegnale.it