Gentile direttore,
ti informo che, nel sostanziale silenzio dei media, dalla notte del primo giugno 2012, per volontà del direttore del dipartimento di salute mentale Vito Villani e del generale Maurizio Scoppa, commissario della Asl Napoli 1 Centro, diventano operative alcune disposizioni che scardinano l’assistenza e la cura ai pazienti psichiatrici di Napoli. E precisamente: la chiusura dei servizi di salute mentale nelle ore notturne e nei giorni festivi; l’affidamento al servizio di emergenza 118 di ogni intervento in quelle ore con l’eventuale intervento della forza pubblica; la fusione in un'unica enorme struttura complessa di tutte le attuali Uosm (unità operativa salute mentale)
cittadine, con l’inevitabile ingovernabilità che ne consegue.
Questo brusco cambiamento, determinato da una logica di risparmio a breve termine, di tagli lineari istantanei e non meditati, ha già provocato nei primissimi giorni un notevole aumento dei ricoveri coatti, principale indicatore di cattiva funzionalità di una qualsiasi forma salute mentale e segna la fine del concetto di cura sul territorio.
Infatti, a partire dal primo giugno, i familiari di uno sventurato paziente che dovesse avere una crisi psicotica dalle ore 20 alle ore 8 del mattino successivo, o di domenica o nei giorni festivi (senza riguardo alcuno per le esigenze organizzative della Asl Napoli 1) dovrebbero allertare non più il servizio di salute mentale che lo cura e che lo conosce, e che quindi il più delle volte riesce a evitare ricoveri coatti e in generale interventi traumatici per il suo assistito con una competenza ragionevole.
Dovrebbero invece avvisare il servizio di emergenza generale del 118, e sperare che un ottimo medico, piena di buona volontà ma totalmente privo di esperienza psichiatrica, che non conosce il paziente, preoccupato giustamente di non incorrere in errori che lo possano mettere in gravi guai medico-legali non decida di ricoverare il loro congiunto in maniera coatta in un Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc). E dove? Non necessariamente a Napoli. Infatti data la drammatica carenza di posti letto psichiatrici nella nostra regione, lo sciagurato paziente potrebbe essere bruscamente deportato nella notte a Pollena o a Solofra.
Di questa bella pensata, i pazienti non sono stai informati e non sono stati informati da nessuno neanche i cittadini. Molti di loro continuano a chiamare inutilmente di notte i servizi di salute mentale come hanno fatto per decenni.
Gli operatori psichiatrici e del 118 non sanno esattamente cosa fare, e i media ignorano l’evento. Anche se fosse il miglior piano del mondo, non si può attuarlo da un giorno all’altro senza un minimo di gradualità e di cautela, dato che si stanno sperimentando sulla pelle dei pazienti delle procedure inedite nella città di Napoli, sommersa da criticità e disservizi atavici. È quindi in atto un'emergenza sia democratica che sanitaria.
La cura della salute mentale ad impronta territoriale, così come delineata dalla legge 180 (detta Basaglia) e dalla 1/83 della Regione Campania, appare quindi destinata, in assenza di fatti nuovi, a un progressivo smantellamento, sostituita da una medicalizzazione della sofferenza funzionale agli interessi delle multinazionali del farmaco e della ospedalità privata, in costante conflitto di interessi con gli obiettivi della salute pubblica.
Ma qualcuno si oppone a questa involuzione sanitaria e democratica che sembra inarrestabile. Il primo giugno, lo stesso giorno del definitivo abbandono del modello territoriale e democratico della salute mentale, presso la sede dell’Istituto italiano per gli studi filosofici guidato da Gerardo Marotta, l’Associazione familiari amici sofferenti psichici, l’Associazione italiana residenze salute mentale, l’Associazione Sergio Piro, la Caritas Campania, la Cgil Funzione pubblica Napoli, Psichiatria Democratica hanno promosso un’affollatissima assemblea pubblica sulla difesa della salute mentale come bene di tutti.
Hanno partecipato Sergio D’ Angelo, assessore alle Politiche sociali del comune di Napoli, Sandro Fucito, capogruppo della Federazione della sinistra del comune di Napoli, Giuseppe Russo, capogruppo regionale del Partito democratico. Sono intervenuti il magistrato Nino Assante, Francesco Blasi, Enrico De Notaris, Antonio Mancini, Fedele Maurano, psichiatri dell’Asl Napoli 1 Centro, Rino Colavecchia, presidente Afasp, Massimo Salvatore, segretario generale Cgil Fp Napoli, e don Vincenzo
Federico, presidente Caritas Campania. Il presidente emerito della Corte costituzionale Francesco Casavola ha inviato un messaggio letto da Giovanni Nolfe, in cui si augura che la lotta per il trattamento umano e rispettoso dei diritti civili dei cittadini napoletani sofferenti psichici possa avere successo.
Gli psichiatri Antonio Mancini e Francesco Blasi, presidente e segretario dell'associazione Sergio Piro, e il capo gruppo della Federazione della Sinistra al comune di Napoli, hanno dichiarato che è indispensabile che l’amministrazione comunale rivendichi un ruolo importante di programmazione e di controllo sulle attività promosse dalla Asl e dalle aziende ospedaliere. È infatti urgente che il sindaco Luigi De Magistris, massima autorità sanitaria comunale, si faccia interprete dei bisogni di salute dei propri cittadini e li sostenga presso le amministrazioni sanitarie. In particolare é lui l’estremo garante della salute mentale dei cittadini, perché autorizza con una apposita ordinanza il trattamento sanitario obbligatorio, che privo delle necessarie garanzie si trasforma facilmente in una reclusione odiosa quanto pericolosa. Perciò i dirigenti dell’associazione Sergio Piro hanno chiesto, in accordo con il gruppo consiliare della Federazione della Sinistra, che sia istituito presso il comune a Napoli un osservatorio permanente sulla salute mentale.
Tale osservatorio, espressione del sindaco e del consiglio comunale, in accordo con la legge 229/99 ( la cosiddetta legge Bindi) dovrebbe vigilare in particolare sui trattamenti sanitari obbligatori con esame accurato delle condizioni e circostanze che hanno impedito il ricorso a cure domiciliari o in luoghi altri che evitino il ricorso a cure ospedaliere, tramite un registro obbligatorio dei trattamenti sanitari obbligatori.
Nel corso dell’assemblea Giuseppe Russo ha chiesto le dimissioni di Scoppa e la Cgil Funzione Pubblica ha annunciato un ricorso al Tar per bloccare i provvedimenti del commissario della Asl Napoli 1 e del capo dipartimento della Salute mentale Vito Villani. Inoltre Russo ha deplorato che psichiatri come Mario Petrella abbiano subito dei provvedimenti disciplinari per avere dichiarato che forse affidare la Asl più grande d'Europa a un generale non era stata una idea proprio brillante, e per avere disobbedito all'ordine del generalissimo di consultarlo prima di rilasciare qualsiasi dichiarazione alla stampa. Per il consigliere Russo il concetto espresso era in sintesi che una azienda sanitaria non è una caserma, e che l’organizzazione sanitaria di una metropoli come Napoli deve essere governata con cautela e modificata eventualmente con gradualità.
Lo smantellamento dell’assistenza psichiatrica notturna è già avvenuto nel territorio della regione Campania. Napoli è l’ultima roccaforte di un sistema di tutele e di presa in carico che nel bene e nel male ha sostanzialmente retto e ha assicurato degli spazi di libertà e democrazia ai sofferenti psichici e alle loro famiglie. Nelle prossime settimane si conoscerà l’esito del conflitto finale in corso tra due concezioni antitetiche dell’assistenza psichiatrica a Napoli: una biologista, custodialista e difensiva e l’altra, che oramai solo formalmente è alla base della legge 180, multidisciplinare, territoriale e democratica.
Franco Basaglia e Sergio Piro si rivoltano nella tomba, e potrebbero decidere di turbare i sonni beati del generale Scoppa e del capo dipartimento di Salute mentale Villani, anche perché Sergio Piro si è fatto cremare e spargere sul mare del nostro golfo meraviglioso e fluttua tuttora nell'etere in ogni dove, terribile e invincibile, armato come sempre delle armi della ragione e dell'ironia. |