Condanna per Orfeo,
Manzo, Napoli, De Silva

QUATTRO ANNI fa Mario Orfeo è andato via dal Mattino per inanellare tre direzioni prestigiose (il Tg2, dal marzo 2011 il Messaggero e dal novembre 2012 il Tg1), ma a Napoli ci sono magistrati che si occupano ancora di lui. Tra questi, il giudice onorario della terza sezione civile del tribunale di Napoli Livia Trapani che l’ha condannato, insieme ai giornalisti Antonio Manzo e Giuseppe Napoli, allo scrittore Diego De Silva e all’editore del Mattino, per diffamazione nei confronti del professore associato di Lingua inglese

dell’università di Salerno Michele Ingenito. Oggetto del giudizio dodici articoli sparati dal Mattino nell’arco di soli cinque giorni, dal 7 al 12 dicembre 2004, nelle pagine nazionali, in quelle di cronaca regionale e nelle pagine di Salerno, la cui redazione era allora


Francesco Barra Caracciolo e Mario Orfeo

guidata da Mariano Ragusa. Gli articoli scaturiscono da un’indagine della procura salernitana affidata al sostituto Roberto Penna centrata sulla vendita di esami all’università, anche con richieste di prestazioni sessuali, che sarebbe partita da una telefonata anonima, per di più non registrata. Il coinvolgimento di un docente in una indagine di esami venduti, scrive il magistrato, è certo di “interesse pubblico”, ma i termini dei titoli sono “del tutto privi del requisito fondamentale della continenza”. E anche nei testi degli articoli non si scherza, con un lungo elenco di espressioni ‘incontinenti’: “un docente intascava mazzette”; “e lì dietro l’angolo il docente che prende i soldi, li intasca, svolta verso l’aula e il diciotto è bell’è pronto”; “secondo quanto ricostruito dagli inquirenti (anche sulla base di fotogrammi della Digos) per un esame ci sarebbero state perfino richieste di prestazioni sessuali”; “avances sembra segnate da successo, con richieste di prestazioni sessuali. Un giro hard”.
I giornalisti del Mattino vanno oltre scrivendo, il 7 dicembre, che è stato “dato mandato al direttore amministrativo di spedire la lettera di incarico a un noto penalista salernitano, l’avvocato Carmine Giovine, presidente della Camera


Raimondo Pasquino e Mariano Ragusa

penale, incaricato di costituirsi parte civile nel giudizio penale sui ‘diciotto a pagamento’”; e la notizia viene ripetuta il giorno successivo: il rettore Raimondo Pasquino, al vertice dell’università di Salerno dal 2001 al luglio 2009, ha disposto “che la

direzione amministrativa contattasse un penalista per assumere l’eventuale costituzione di parte civile nel processo”. La notizia è priva di fondamento tanto da costringere i dirigenti dell’università a diffondere una smentita.
Sul punto il giudice onorario è secco: i termini utilizzati dai giornalisti del Mattino “esprimono un giudizio di valore che, se deve considerarsi ingiurioso in caso di condanna definitiva, è ancora più deprecabile nel caso di specie, non essendosi ancora instaurata neppure la fase processuale”.
A questo punto è necessaria una breve digressione sulla vicenda oscura della “compravendita degli esami”. Ingenito è stato rinviato a giudizio con tre capi d’imputazione; due sono stati archiviati e per il terzo è scattata la prescrizione, ma il docente di Inglese l’ha rifiutata e il processo è ancora in corso.
C’è però da chiedersi il perché di un’offensiva così intensa e poderosa. “Io non ho una risposta; – dichiara a Iustitia Ingenito, nato ad Atrani in costiera amalfitana sessantotto anni fa, dal 1981 professore associato e autore di thriller – sui punti oscuri della vicenda altri avrebbero potuto e dovuto fare luce, ma non l’hanno fatto. Ricordo soltanto una coincidenza temporale. Ho fama di docente rigoroso e c’erano state già varie iniziative per ridurre gli spazi del corso d’inglese. Nel dicembre del 2002 un comitato, di cui non facevano parte linguisti e che aveva soltanto funzioni consultive, ha deciso che l’esame di inglese poteva essere convalidato anche esibendo la certificazione di avere seguito almeno 450 ore in scuole statali, pareggiate o private. Una soluzione eticamente scorretta perché ha indotto migliaia di studenti ad aggirare

l’ostacolo del corso pur di avvalersi di un insperato ‘regalo’ istituzionale. Ho denunciato questo scandalo in tutte le sedi: consiglio del corso di laurea, consiglio di facoltà, senato accademico, rettore, ministro e procura della Repubblica. Ci sono state anche interrogazioni


Carmine Giovine (*) e Letizia Moratti

parlamentari e una circolare dell’allora ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Di fatto l’iniziativa è stata fermata soltanto nel 2007”.
E torniamo alla diffamazione con Ingenito difeso da un team composto dagli avvocati Sergio e Marino Perongini, Brunella Merola e Carmencita Guacci, e Orfeo, Manzo, Napoli, De Silva e l’editore del Mattino assistiti dall’avvocato Francesco Barra Caracciolo.
Anche nel processo per la diffamazione passaggi singolari non sono mancati: l’udienza conclusiva è fissata per il 15 gennaio 2012, ma salta perché la cancelleria non trova il fascicolo; si va al 17 maggio e la scena si ripete; anche nell’udienza del 20 novembre il fascicolo processuale è introvabile, ma la difesa, decisa a fare scoppiare il caso, rende le ricerche più attente e il fascicolo salta fuori. Il 12 aprile viene finalmente depositata la sentenza.
Nelle undici pagine il giudice onorario Livia Trapani articola i motivi della decisone e condanna Orfeo, responsabile di omesso controllo, Manzo, Napoli, De Silva, autori della diffamazione, e l’editore del Mattino a risarcire con 50mila euro il professore Ingenito. Inoltre duemila a testa devono versare l’inviato Antonio Manzo, l’allora corrispondente dalla Valle dell’Irno Giuseppe Napoli e lo scrittore Diego De Silva, autore dell’editoriale ‘Gli esami venduti con il teorema della trappola', pubblicato il 12 dicembre del 2004; tutti insieme devono pagare anche ottomila euro di spese legali. Infine la condanna prevede la pubblicazione della sentenza per estratto sulle pagine del Mattino. In esecuzione della sentenza i dirigenti del Mattino hanno staccato tre assegni: uno da cinquantamila euro, uno da seimila e il terzo per le spese legali di ottomila euro per un totale di 64mila euro. La pubblicazione dell’estratto invece è ferma e dovrebbe esserci entro la fine di settembre.


(*) Da www.studiogiovine.it