Un incallito
scommettitore

DEVE ESSERE UNO scommettitore incallito il direttore del Mattino Alessandro Barbano; spesso gli va male, ma testardo insiste. Alle 22,10 del 28 giugno un commando di terroristi fa una strage all’aeroporto Ataturk di Istanbul. Un paio d’ore più tardi il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag fa sapere che “le vittime sono almeno 28 e una sessantina i feriti, di cui sei gravissimi”. Il dato del ministro di Ankara viene ripreso nei titoli dei principali quotidiani italiani, ma Barbano non ci sta, è convito che il numero

crescerà di molto nella notte e azzarda un’apertura diversa per il suo giornale: “50 morti”. È una bufala e il giorno dopo tutti se ne rendono conto.
Veniamo in Italia e siamo al 12 luglio; sul binario unico che

Alessandro Barbano e Paolo Graldi (*)

collega Andria e Ruvo di Puglia  c’è uno scontro frontale tra due treni. Il Corriere della sera titola “25 morti”; Barbano, come sempre, è più avanti: “27 morti”. Ma il dato sorprendente sono i numeri diversi che il giornale fornisce ai lettori perché nel fondo di prima pagina l’ex direttore di via Chiatamone Paolo Graldi scrive “ventitré morti”. Nessuno del vertice del quotidiano ha letto il pezzo di Graldi per uniformare il numero delle vittime.
Chiudiamo con il 15 luglio. In serata si diffonde la notizia del tentativo di colpo di stato in Turchia contro il presidente Recep Tayyip Erdogan. Il quadro non è chiaro, le voci si rincorrono e i ministeri degli Esteri delle principali potenze mondiali si barcamenano. Identica scelta fanno i giornali italiani e stranieri. Il direttore del Mattino no, la sua prima pagina deve essere diversa da quella degli altri; il titolo è netto, senza prudenze: “Golpe in Turchia esercito al potere”; poi c’è una foto al centro e di spalla il fondo di Marco Ventura, intitolato “La rivincita dell’esercito laico viene da lontano”.
L’esordio di Ventura è “Un colpo di stato che parte da lontano”; e la chiusa: “L’esercito ha approfittato del declino del Sultano (Erdogan, ndr) per infliggergli il colpo di grazia e ristabilire la coerenza di una storia”. Sappiamo come è andata a finire.


(*) Da www.dagospia.com