Stalker ai domiciliari,
tutela per il giornalista

IL PUNTO di accelerazione per la vicenda giudiziaria dell’imprenditore edile “pregiudicato per camorraSalvatore Langellotto, natali stabiesi e residenza a Sant’Agnello in costiera sorrentina, è scattato il 30 dicembre scorso. Quel giorno Langellotto vuole dare agli abitanti di Sant’Agnello una dimostrazione clamorosa del suo potere e davanti alla chiesa dei santi Prisco e Agnello fa benedire dal parroco i camion della sua azienda. Come si fa in Calabria con l’inchino della statua della

Madonna davanti alla casa del boss in alcuni paesi dell’Aspromonte.
La vicenda viene raccontata il 5 gennaio da Vincenzo Iurillo del Fatto Quotidiano. Pochi giorni dopo arriva a

Giulio Golia e Salvatore Langellotto

Sant'Agnello Giulio Golia, inviato delle Iene, il programma di Italia 1, che intervista don Francesco Iaccarino, il parroco che ha benedetto i camion, Claudio D’Esposito, responsabile del Wwf della penisola sorrentina, Iurillo e, con una videotelefonata, l’imprenditore dei camion. Il servizio va in onda il 17 gennaio e la benedizione ha un’eco nazionale.
A questo punto è necessario un passo indietro. Lancellotto, definito dal giudice in uno dei provvedimenti a suo carico come un individuo gravato da condanne definitive per resistenza a pubblico ufficiale, associazione di tipo mafioso, illecita concorrenza e bancarotta fraudolenta, non ama chi solleva interrogativi sul suo operato. E in prima fila in costiera nella difesa dell'ambiente c’è Claudio D’Esposito che il 26 marzo scorso è vittima di un brutale pestaggio da parte dell’imprenditore che con calci e pugni gli ha anche fratturato una costola.
Ma quale era la ‘colpa’ del dirigente Wwf? Avere presentato un esposto alla magistratura segnalando che erano in corso lavori abusivi per la realizzazione di 300 box interrati in un ex agrumeto di Sorrento, lavori che vennero immediatamente bloccati dalla magistratura.
Il 30 marzo e il primo aprile Iurillo scrive due servizi per il Fatto Quotidiano per raccontare il pestaggio. Da quel momento anche il giornalista entra nel mirino di Langellotto e partono le minacce e le intimidazioni. Le prime arrivano subito, il 9 aprile, quando Iurillo incontra per caso l’imprenditore che gli dice: “tu sei lo scrittore? Stai attento a quello che scrivi?
Minacce ripetute il 15 ottobre nella piazza principale di Sorrento quando Langellotto, in compagnia del figlio Francesco e di un’altra persona, in dialetto napoletano e con tono minaccioso gli ripete: “eccolo lo scrittore. Ma agli scrittori certe volte tagliano la testa”.
A fine ottobre Iurillo, che vive a Sant’Agnello come Langellotto, presenta alla procura di Torre Annunziata, guidata da Nunzio Fragliasso, un esposto per raccontare le minacce che sta subendo. E arriviamo a fine anno con la benedizione dei camion, con le cronache del Fatto e il servizio delle Iene, con le minacce rivolte al giornalista.
Langellotto però si convince che deve intensificare la sua azione. Il 20 gennaio incrocia Iurillo, lo segue, sempre insieme al figlio e a una terza persona, con un’auto nera di grossa cilindrata, parcheggia e si dirige

Nicola Donadio e Nunzio Fragliasso

verso il giornalista che si rifugia in una farmacia. L’imprenditore non demorde ed entra nella farmacia. A questo punto Iurillo chiede l’intervento della polizia che era stata allertata dal dirigente del

commissariato di Sorrento Nicola Donadio. Soltanto all’arrivo della volante a sirene spiegate Langellotto decide di uscire dalla farmacia.
Dal 17 gennaio, dopo le minacce trasmesse in diretta televisiva nazionale dalle Iene, è stata disposta per il giornalista una misura di vigilanza della polizia, rafforzata dopo il pedinamento del 20 gennaio. 
Il 26 gennaio il gip di Torre Annunziata Riccardo Sena, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Antonio Barba per l’aggressione a D’Esposito, ha firmato un’ordinanza di sedici pagine ordinando gli arresti domiciliari per l’imprenditore.
Per le minacce e le intimidazioni rivolte a Iurillo il 12 febbraio il gip Emanuela Cozzitorto ha disposto per l’imprenditore edile la misura cautelare degli arresti domiciliari. E nelle ventuno pagine dell’ordinanza chiarisce che: il Langellotto, visti i suoi precedenti e i procedimenti in corso, si rivela un personaggio assolutamente incline a ricadere nel delitto (non avendo sortito alcun effetto dissuasivo neanche la detenzione carceraria per le condanne definitive scontate), abituato a utilizzare la forza intimidatrice connessa alla sua caratura criminale e, se necessario, la violenza, per perseguire i suoi obiettivi. 
Il 14 febbraio il prefetto di Napoli Michele Di Bari ha inserito tra le diciotto imprese per le quali è scattata l’interdittiva antimafia anche la Edil Green srl riconducibile a Salvatore Langellotto.