Brian Glanville è un grande giornalista e scrittore oggi ultraottantenne, ma sebbene sia nato a Londra ha sempre parlato e scritto in un inglese stentato, pieno di strafalcioni, un po’ come quello delle guide abusive che stazionano come falchi al porto di Napoli in attesa dei marinai americani. Poco Oxford e molto francese alla Totò, quello del leggendario Eschiusmi, bitteschen; noio, volevon savuar l'indiriss.. ia? in piazza del Duomo a Milano. La sorprendente e deludente scoperta il 21 febbraio sul Corriere del Mezzogiorno dove nelle pagine sportive, alla vigilia di Napoli-Chelsea, con una felice intuizione letteraria Gianfranco Coppola, capo dei servizi sportivi della Rai di Napoli, immagina che il match venga presentato da Glanville e dal compianto Gino Palumbo che forse, chissà, non parlava inglese ma ha tentato di insegnare a scrivere, in italiano, a due generazioni di giornalisti sportivi.
Anche Glanville, forse per l’età o forse per il whisky, mastica poco l’inglese: infatti dice, o meglio Coppola immagina che dica Italian’s team do it better. Esempio di frase intraducibile: se fosse stato La squadra italiana lo fa meglio doveva essere scritto Italian team does it better. Se fosse stato Le squadre italiane lo fanno meglio bisognava tradurre Italian teams do it better. Insomma, c’è un genitivo sassone elegante ma messo a capocchia o, come direbbe Glanville, to capocchia’s. |