Castronuovo ‘massacrato’
dai magistrati e dalla Rai

IL 25 GIUGNO scorso la Corte di cassazione (presidente Umberto Berrino, relatrice Daniela Blasutto) ha rigettato il ricorso presentato dal giornalista telecineoperatore Rai Giuseppe Castronuovo per vedersi riconosciuti i gradi di capo servizio avendo coordinato per dieci anni la squadra dei tco (telecineoperatori) e operatori di ripresa della redazione napoletana della Rai.
A maggio Castronuovo ha compiuto ottantuno anni ma è deciso a non rassegnarsi anche se la sua battaglia va avanti ormai dal 1996. Nativo di

Sant’Arcangelo di Potenza, da quaranta anni professionista, muove i primi passi come fotografo del Roma di Achille Lauro, nel 1961 lavora all’agenzia Italia per passare l’anno successivo alla squadra del fotografo del

Giuseppe Castronuovo e Barbara Scaramucci

Mattino Riccardo Carbone con il quale rimane fino al 1968 quando si mette in proprio. Nel 1970 inizia la collaborazione con la Rai che si trasforma in assunzione nel 1976; nel febbraio del 1994 il direttore dei telegiornali regionali Barbara Scaramucci invia una lettera al responsabile della redazione napoletana Giuseppe Blasi con la nomina di Castronuovo a coordinatore della squadra dei tco. È una promozione ma non per la Rai che non gli riconosce i gradi, nonostante coordini e organizzi il lavoro di una squadra di dieci unità; otto tco: l’inviato Luigi Verusio, Giovanni Caruso, Giuseppe Caterino, Claudio Della Rocca, Enrico Deuringer, Pasquale Piscitelli e Carlo De Cesare (che nel 2004, quando Castronuovo va in pensione, prende il suo posto e ottiene i gradi di capo servizio); e due operatori di ripresa: Claudio Ciccarone e Gianni Occhiello.
Nell’ottobre del ’96, difeso dagli avvocati Gerardo Vitiello, poi scomparso, e Rocco Truncellito, decide di ricorrere alla magistratura per vedere riconosciuto il suo diritto alla qualifica di capo servizio.
Contro l’azienda di viale Mazzini, difesa dagli avvocati Renato (scomparso nell'agosto scorso) e Claudio Scognamiglio e Guido Marsiglia, Castronuovo inanella una serie di sconfitte giudiziarie: primo grado (nel novembre 1999), appello e Cassazione, e ancora primo grado, secondo fino all’ultima Cassazione. A queste va aggiunto anche un

Claudio Scognamiglio e Rocco Truncellito

articolo 700, ossia un provvedimento d’urgenza, con il quale chiedeva almeno i gradi di coordinatore dei tco, anche questo respinto. Alle decisioni negative si è aggiunta la beffa delle spese come è avvenuto anche con l’ultima Cassazione che

non si è limitata a respingere il ricorso ma ha condannato il giornalista a pagare cinquemila euro di spese legali.
È una sentenza davvero sorprendente – osserva l’avvocato Truncellito, che in Cassazione ha lavorato in tandem con l’avvocato Emilio Paolo Salviain quanto la Suprema corte, confermando le decisioni di merito, respinge la domanda di Castronuovo di ottenere il riconoscimento della qualifica di capo servizio ritenendo che le mansioni svolte rientrino nell’attività di coordinatore dei tco, come se la Rai gli avesse riconosciuto questo grado ‘intermedio’. Dimostra così che non si è resa conto che invece la Rai, pur avendo per anni sfruttato il lavoro di Castronuovo nelle mansioni proprie del coordinatore dei tco, non gli ha mai riconosciuto formalmente l’inquadramento corrispondente. Vista la sostanziale e gravissima ingiustizia subita l’unica strada da percorrere è il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo”. Vedremo ora se c’è un giudice a Strasburgo.