CAMORRA: PARROCO FORCELLA, CHIESA DEVE ALZARE LA VOCE QUANDO CHIEDE IL PIZZO =
Napoli, 30 novembre - (Adnkronos) - "La Chiesa, unita, deve alzare la voce e l'attenzione mediatica. Più daremo fastidio, più toglieremo manovalanza alla camorra. Tutti noi dovremmo fare come ha fatto don Mario Ziello, che ha denunciato gli estorsori che volevano la tangente alla ditta che sta ristrutturando la sua parrocchia". Lo ha detto all'Adnkronos don Luigi Merola, il parroco di Forcella, rimasto per otto anni nella trincea della chiesa di San Giorgio ai Mannesi a Forcella, quartiere popolare di Napoli, dominato dai clan.
"Napoli è tutta una trincea, non esistono zone franche lontane dal malaffare. Don Mario lo conosco dal 2004 quando fummo assoltati dalla commissione antimafia. Il nostro intervento fu secretato ma la lotta contro la camorra l'abbiamo continuata senza paura. Don Mario –ha continuato don Merola- è un prete che incarna il Vangelo, è un prete di strada. Fu la prima cosa che capii di lui - adesso gli sono vicino, apprezzo il suo coraggio".
Il giovane don Luigi Merola, da sei anni vive con la scorta ed è presidente della fondazione 'A voce de creature' (La voce dei bambini) situata in un'altra delle zone difficili di Napoli, all'Arenaccia. La fondazione di don Merola risiede in una villa confiscata negli anni scorsi ad un camorrista. Don Merola rivolge un elogio al cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. "Il nostro cardinale ha fatto uscire i preti dalle sagrestie, per stare più vicino alla gente. Io sono d'accordo con lui. Per questo dico che la Chiesa deve fare sentire la sua voce e richiamare l'attenzione mediatica. Il gesto di chiedere il pizzo alla ditta che sta svolgendo dei lavori nella chiesa di don Mario è barbarie totale. Togliere soldi alla chiesa equivale a togliere soldi ai suoi figli. I camorristi sono dei senza Dio, sono fuori dalla Chiesa".
Il prete anticamorra ha poi rivolto una critica allo Stato "che deve dare i servizi in questi quartieri dove manca tutto e dove spesso supplisce la Chiesa con i suoi pochi mezzi".
(Iam/Pn/Adnkronos) 30-NOVEMBRE-09 19:00
CAMORRA: EX PARROCO FORCELLA, CHIESA DEVE ALZARE LA VOCE QUANDO CHIEDE IL PIZZO/RPT = (TITOLO E VERSIONE CORRETTA)
Napoli, 30 novembre - (Adnkronos) - "La Chiesa, unita, deve alzare
la voce e l'attenzione mediatica. Più daremo fastidio, più toglieremo manovalanza alla camorra. Tutti noi dovremmo fare come ha fatto don Mario Ziello, che ha denunciato gli estorsori che volevano la tangente alla ditta che sta ristrutturando la sua parrocchia". Lo ha detto all'Adnkronos don Luigi Merola, **l'ex parroco di Forcella**, rimasto per otto anni nella trincea della chiesa di San Giorgio ai Mannesi a Forcella, quartiere popolare di Napoli, dominato dai clan.
"Napoli è tutta una trincea, non esistono zone franche lontane dal malaffare. Don Mario lo conosco dal 2004 quando fummo assoltati dalla commissione antimafia. Il nostro intervento fu secretato ma la lotta contro la camorra l'abbiamo continuata senza paura. Don Mario –ha continuato don Merola- è un prete che incarna il Vangelo, è un prete di strada. Fu la prima cosa che capii di lui- adesso gli sono vicino, apprezzo il suo coraggio".
Il giovane don Luigi Merola, da sei anni vive con la scorta ed è presidente della fondazione 'A voce de creature' (La voce dei bambini) situata in un'altra delle zone difficili di Napoli, all'Arenaccia. La fondazione di don Merola risiede in una villa confiscata negli anni scorsi ad un camorrista. Don Merola rivolge un elogio al cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. "Il nostro cardinale ha fatto uscire i preti dalle sagrestie, per stare più vicino alla gente. Io sono d'accordo con lui. Per questo dico che la Chiesa deve fare sentire la sua voce e richiamare l'attenzione mediatica. Il gesto di chiedere il pizzo alla ditta che sta svolgendo dei lavori nella chiesa di don Mario è barbarie totale. Togliere soldi alla chiesa equivale a togliere soldi ai suoi figli. I camorristi sono dei senza Dio, sono fuori dalla Chiesa".
Il prete anticamorra ha poi rivolto una critica allo Stato "che deve dare i
servizi in questi quartieri dove manca tutto e dove spesso supplisce
la Chiesa con i suoi pochi mezzi".
(Iam/Pn/Adnkronos) 30-NOVEMBRE-09 20:39 |