Sulla querelle tra Mancini e Sarri è intervenuto con la sciabola il direttore del Mattino Alessandro Barbano. Il 22 gennaio pubblica in apertura del giornale un corsivo dal titolo ‘Messaggio ai rosicanti’, con dodici righe in prima e un seguito all’interno di 222 righe, una lenzuolata che ricorda gli editoriali interminabili di Sergio Zavoli.
Nella difesa appassionata e argomentata dell’allenatore del Napoli il direttore del Mattino mena fendenti verso tutti i commentatori ‘rosicanti’: comincia dal vice direttore del Foglio Maurizio Crippa, passa al direttore di Tuttosport Paolo De Paola, che il giorno dopo il match Napoli-Inter aveva aperto la prima pagina del quotidiano sportivo col titolo ‘Siamo tutti Mancini’, salvo fare subito autocritica e scusarsi perché “Mancini è un ipocrita”. Ma, scrive Barbano, “per uno che fa ammenda c’è un altro che intigna”. È il commentatore del Corriere della sera Beppe Severgnini.
Soltanto uno si salva: “tra coloro a cui va riconosciuta l’onestà intellettuale c’è l’editorialista del Corriere della sera ed ex direttore del Corriere del Mezzogiorno”.
Anche per lui però c’è una stilettata involontaria: Barbano scrive “De Marco”, invece si chiama ‘Demarco’.
Eppure del suo cognome si è occupato anche Maurizio Crozza imitando il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: “Marco Demarco, un poveretto che non si può permettere nemmeno un cognome diverso dal nome. Che pena. Facciamo una colletta per dare un cognome a questo povero disgraziato”. |